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Pubblico impiego: dal 10 gennaio al via le trattative per il nuovo contratto

Madia Sindacati429427 669ROMA – Rinnovo del contratto degli statali, dopo sette anni di blocco: la prima tappa delle trattative è fissata per martedì 10 gennaio, quando sindacati e Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nei negoziati, si ritroveranno faccia a faccia. La convocazione ha per oggetto l’accordo quadro sulle prerogative sindacali, permessi e distacchi, da ricalibrare sulla nuova mappa del pubblico impiego, passato da 11 a 4 comparti. Si parte cioè da un punto importante, ma non fondamentale.

Il centro del confronto verterà infatti sul tema delle risorse, in ballo ci sono gli 85 euro di aumento stipendiale, ma anche sulle regole. I sindacati puntano a rivedere quante più parti possibili della legge Brunetta e nel mirino ci sono anche i passaggi di carriera, con l’obiettivo di riportare la materia nell’alveo della contrattazione.

Al momento comunque si parla, in via ufficiale, solo di permessi e distacchi: niente tagli, già fatti (il monte è stato dimezzato), ma diverso piazzamento, in base alla nuova geografia della P.a. con rischi di perdere qualcosa solo per le sigle più piccole. Sul piatto però c’è anche l’attuazione di un passaggio del decreto Madia del 2014 (lo stesso che ha determinato la sforbiciata), sulle forme di utilizzo compensativo tra distacchi e permessi sindacali. Insomma l’operazione non sarà puramente contabile.

L’attenzione di sindacati e dipendenti è però rivolta soprattutto ai rinnovi e alla traduzione in fatti dell’intesa di fine novembre, sottoscritta da governo e sindacati per spianare la strada allo scongelamento dei contratti.

«L’accordo del 30 novembre prevede procedure e tempi: dopo l’approvazione della legge di Bilancio e l’insediamento del nuovo governo occorre darvi attuazione», dice il responsabile settori pubblici della Cgil, Michele Gentile. «Mi auguro che arrivi per metà mese una convocazione da parte della ministra Madia per fare il punto sul Testo Unico del lavoro pubblico», sottolinea il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo. Sulla stessa linea il segretario confederale della Confsal Unsa, Massimo Battaglia, secondo cui «ci sono le condizioni politiche per andare avanti, mi aspetto a breve un summit al ministero».

Dichiarazioni da cui trapela un buon clima nelle relazioni, ma la posta in gioco è alta e i sindacati puntano a massimizzare il bottino. L’intesa del 30 novembre apre la strada alla revisione della riforma Brunetta, dando più spazio al contratto e meno alla legge. C’è quindi da rimettere mano alle pagelle che dividono il pubblico impiego in tre fasce (l’ultima, pari al 25% del totale dei dipendenti, non prende premi). Anche l’organizzazione, gli orari di lavoro rientrano qui, non darebbe più esclusiva competenza del dirigente. E poi c’è anche chi parla di riportare a livello di contrattazione le cosiddette progressioni verticali di carriera, che la Brunetta aveva disciplinato in modo differente, prevedendo il salto solo attraverso concorso, seppure con una riserva di posti per gli interni, non superiore al 50% dei posti in bando. Oggi infatti i passaggi ammessi senza selezione sono solo a livello orizzontale, ovvero nell’ambito della stessa categoria (alla fine si tratta solo di incrementi retributivi). Ridare alle parti la possibilità di gestire per contratto gli avanzamenti non sarebbe quindi cosa da poco. Sembra di capire che i sindacati vogliano non solo recuperare economicamente il massimo si quanto perso dai dipendenti in 9 anni di blocco, ma che si voglia tornare, per quanto riguarda le carriere, al vecchio metodo del «todos caballeros», sia pure mascherato, che in passato ha prodotto tanti guasti.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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