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Terremoto e immigrazione: aumentano le spese e l’Italia rischia una procedura d’infrazione Ue, per esagerata accoglienza

Terremoto e immigrazione sono i due argomenti chiave che, a detta dell’Italia, possono giustificare una maggiore flessibilità nei conti e un occhio di riguardo da parte delle Autorità comunitarie nei confronti delle maggior spese dell’ultima finanziaria di renzi, che innalzerà il debito pubblico ancora di più invece di ridurlo. Soprattutto la germania da questo orecchio non ci sente e, in periodo preelettorale, la cancelliera Merkel e il suo ministro delle finanze, il falco Schaeuble, non sembrano voler sentir ragioni nè mollano di un centimetro sulla politica di auterità che ormai da tempo hanno imposto all’Europa intera. Tanto che pende la minaccia di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, e non solo.

«Sicuramente molti di noi hanno auspicato che l’Europa prendesse atto del fatto che non si può continuare come se non fosse successo niente. Soprattutto in questo anno, complicato per molti Paesi». Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, lasciando la riunione dell’Ecofin a Bruxelles, e riferendosi alle spese maggiori che dovrà affrontare l’Italia per il terremoto.

«Una procedura di infrazione (delle regole Ue sui bilanci pubblici – ndr) sarebbe un grosso problema per l’Italia in termini di reputazione che in questo periodo recente ha rafforzato e costruito, sarebbe una inversione a U rispetto a tutto quello che è stato fatto finora», ha poi sottolineato Padoan parlando della risposta da dare alla Commissione europea che ha chiesto all’Italia di definire i termini precisi di una manovra di bilancio aggiuntiva per 3,4 miliardi entro mercoledì prossimo.

Il titolare dell’Economia ritiene che l’Italia non debba rischiare una procedura europea per violazione del patto di stabilità (in questo caso si tratta di mancato rispetto della regola di riduzione del debito pubblico, il terzo più grande d’Europa dopo Grecia e Portogallo) per gli effetti reputazionali del paese: il Tesoro guarda molto attentamento all’aumento degli spread dei titoli decennali (in aumento) e al medio periodo che sarà caratterizzato dall’incertezza politica. Almeno fino a quando non si capirà se e quando si andrà alle urne.

La preoccupazione di Padoan – pienamente giustificata – è che, presi nel vortice pre-elettorale, l’Italia si trovi a un certo punto con una prospettiva di mesi in cui si intrecciano incertezza politica e interrogativi sulla stabilità di governo (attuale e futuro), aumento della sensibilità dei mercati al caso italiano con un paese classificato dalle agenzie di rating nelle categorie B, in una fase di lento avvicinamento a un cambiamento dell’orientamento di politica monetaria. Tutti i fattori che non rendono ‘convenientè una perdita di reputazione politica sulla gestione della finanza pubblica.

Padoan inoltre conosce bene Matteo Renzi e sa che il rottamatore, dopo esitazioni iniziali, punta a elezioni al più presto. In questa prospettiva un governo dimissionario a guida Pd – costretto dall’Europa – dovrebbe licenziare un provvedimento lacrime e sangue alla vigilia o in piena campagna elettorale. Una circostanza che sconsiglierebbe di ricorrere alle elezioni anticipate, anche se Renzi probabilmente – appoggiato in questo da M5S e Lega Nord – spingerà invece per disubbidire alle indicazioni dell’Europa, andando incontro a rischi di carattere economico e politico.

Padoan ha inoltre osservato, facendo riferimento stavolta allo scenario internazionale: «Il terreno di gioco, dopo Brexit e dopo la vittoria di Trump, è cambiato, L’Europa deve prendere atto dei suoi successi ma anche delle nuove sfide. Si è discusso parecchio di un quasi certo ritorno degli Usa al protezionismo che, se dovesse prendere piede, sarebbe un danno perché tutti sappiamo che l’integrazione commerciale è una potente fonte di crescita, di cui anche noi siamo beneficiari», ha osservato il ministro.

Padoan era una delle non molte persone esperte nel team del governo Renzi, ed era pienamente consapevole della deriva pericolosa verso la quale ci avrebbero avviato le politiche spendaccione del premier in funzione dei vari appuntamenti elettorali e  referendari, tanto che molto spesso nelle conferenze stampa post Consiglio dei Ministri era fotografato con una faccia non esattamente allegra, anzi preoccupata e quasi torva. Adesso tocca ancora a lui districarsi nei meandri della burocrazia e della politica comunitaria, sperando che riesca a evitare il peggio per il nostro paese, in un momento delicato, nel quale una buona parte dei politici pensa solo a concretizzare la prospettiva delle elezioni anticipate, disinteressandosi degli interessi generali del paese.

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Ezzelino da Montepulico


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