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Vitalizi: la proposta del pd taglia anche quelli regionali. Proteste di ex consiglieri

La proposta di legge di Matteo Richetti (Pd) relativa al ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari, applicando il metodo contributivo, tocca anche i trattamenti di una folta pattuglia di ex consiglieri regionali, un altro pozzo senza fondo che ci costa 150 milioni di euro. Ricevendo naturalmente l’appoggio entusiastico di Tito Boeri, presidente Inps.

Ma gli interessati hanno subito reagito, tanto che il Coordinamento Nazionale delle Associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali e di ex deputati delle Assemblee Regionali ha spedito il 19 maggio una lettera alla commissione Affari Costituzionali della Camera. Invitandola a colpire piuttosto gli sprechi di Quirinale, Consulta, magistratura, in quella che si configura come un’aggressione contro persone titolari di diritti legittimi.

Un recente e dettagliato dossier del centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, ci ha mostrato che le regioni spendono ogni anno la bellezza di 150,98 milioni di euro lordi per pagare 3.538 tra vitalizi diretti e indiretti degli ex consiglieri: 116,8 milioni nel primo caso e 34,1 nel secondo (soldi che incassano i familiari superstiti).

Oggi in molte Regioni le pensioni vengono già calcolate col contributivo, ma questo vale solo per i nuovi eletti. Infatti coloro che incassano ricchi assegni da tempo immemorabile continueranno a farlo, a meno che la pdl Richetti, che interviene retroattivamente, non venga rapidamente approvata (molto dipenderà dalla data delle prossime elezioni). Fra le Regioni che spendono di più ci sono Puglia, Sardegna, Sicilia, Campania e Lazio, con una spesa complessiva che oscilla fra 1o e 18 milioni lordi all’anno; agli ultimi posti figurano invece Toscana, Abruzzo, Basilicata e Molise (fra i 3 e i 4 milioni lordi).

Ma già qualcuno (ad esempio la Presidente di FdI, Giorgia Meloni, ha proposto che l’alleggerimento dei vitalizi, calcolati col metodo contributivo, venga esteso anche a quelle che Lei chiama pensioni d’oro (presumibilmente quelle superiori a 3.000 euro netti al mese). Non valutando che ne caso delle pensioni, a differenza dei vitalizi, i lavoratori hanno versato fior di contributi per oltre 40 anni, e anzi, per quelli che hanno lavorato più a lungo, il ricalcolo col contributivo porterebbe addirittura a una maggiorazione degli assegni in godimento. Mentre ai deputati e ai consiglieri regionali spesso è bastata una sola legislatura per acquisire il diritto all’assegno, hanno quindi versato alla fin fine contributi enormemente inferiori a quanto poi recepiscono, e spesso fruiscono di doppi assegni per differenti mandati. Sono queste le posizioni da colpire, non quelle di chi ha lavorato duramente e onestamente per tutta la vita, pagando elevate tasse e contributi, e chiederebbe solo che gli fosse consentito di goderne il frutto, con il quale spesso suppliscono alle carenze dello Stato, delle avide e scialacquatrici regioni e degli enti locali, mantenendo con le loro pensioni frotte di giovani disoccupati o sottooccupati. Pensino anche a questo i vari Boeri, Giordano, Meloni, i principali nemici delle pantere grigie.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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