Firenze Rocks Festival: Aerosmith, trionfo e delirio per l’addio. Sul palco vola anche un reggiseno
FIRENZE – Un successo. O un delirio. Accompagnato addirittura da un reggiseno tirato sul palco. Ecco la tre giorni del Firenze Rocks Festival: iniziata ieri sera con il concerto degli Aerosmith, nell’unica data italiana del loro tour di addio dalle scene. Da qui l’enorme afflusso e l’ovazione capace di sconfinare nel trionfo. In ogni caso, la serata ha tenuto molto bene: la tramvia prolungata, per l’occasione, fino alle 2.00; l’ingresso alla Visarno Arena è stato, intelligentemente, suddiviso in più punti di accesso; imponenti le misure di sicurezza adottate, grazie anche al presidio di decine di uomini delle forze dell’ordine; quattro i mega schermi presenti.
Alle 21.15, sotto le note dei Carmina Burana di Carl Orff, sono scorse le immagini della storia della gloriosa band. Il frontman e cantante Steven Tyler era in splendida forma, ammantato dal suo spolverino, con il classico foulard legato all’asta del microfono e un bacio di rossetto stampato su una guancia. Il chitarrista Joe “f…ing” Perry, invece, si è presentato con un elegante cappello. La line up, insomma, è rimasta quella del loro primo disco.E’ stato il terzo brano, Rag doll, ad accendere il numeroso pubblico di oltre 40.000 persone di tutte le età.
Sebbene il concerto sia durato solo poco più di un’ora e mezzo, il repertorio ha ripercorso alcuni tra i migliori brani: dopo Livin’ on the Edge, al grido di «benvenuti a tutti bastardo», è partito Love in elevator, durante il quale sul palco è addirittura volato un reggiseno di una fan sfegatata. Poi Janie’s got a gun, seguito da un bel blues, con Tyler all’armonica a bocca e le immagini dei monumenti di Firenze che scorrevano sugli schermi, per arrivare alla splendida Sweet emotion; e ancora, I don’t want to miss a thing, Come together dei Beatles cantato in duetto con Perry, Chip away the stone, Cryin’ e Dude (looks like a Lady).
Prevedibile quanto atteso il bis: Tyler si mette al piano e intona Dream on, per finire con il crescendo di Walk this way, prima in versione rap, poi fusion e, infine, rock. Dopo aver cantato happy birthday al batterista, il concerto è finito alle 23.00. Un concerto di livello per una bella serata, che riconferma come, anche a settant’anni, il rock è nell’anima e non nell’apparenza.