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Istat: anziani in Italia più longevi, ma sofferenti. Aiutiamoli: i nonni sono la grande risorsa italiana

Festa Nazionale dei nonni 2015
I nonni, grande risorsa di questo Paese

Il presidente Inps, Boeri, teme per i conti del suo istituto: ci sono troppe pensioni in Italia. Matteo Renzi, rottamatore per antonomasia, anni fa si lamentò perfino per la pensione di sua nonna. Alcuni collaboratori dell’ex premier avevano messo mano a proposte mirate a tagliare pezzetti di pensione dei vecchi per favorire, spiegarono, i redditi dei giovani. Insomma, degli anziani, in Italia, non si preoccupa quasi nessuno. Nonostante questo, l’Istat ci dice che gli italiani sono i più longevi d’Europa, e fra quelli che scalano le classifiche di vita mondiali. Però non se la passano bene: nè economicamente e nemmeno fisicamente: problemi di salute ne limitano la qualità della vita, più per le donne che per gli uomini. E dopo i 75 anni vivono in condizioni peggiori rispetto agli altri anziani europei. E’ l’ultimo rapporto Istat sulla salute in Italia e nell’Unione Europea a dirlo. La speranza di vita è più elevata di un anno rispetto alla media Ue. Un anziano su due soffre di almeno una malattia cronica grave.

Piu’ di un terzo degli anziani, esattamente il 37,7% anziani riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l’intervista, un valore che tuttavia e’ inferiore alla media Ue e simile a quanto rilevato per la Spagna. Il 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie, con uno svantaggio di soli 2 punti percentuali sulla media Ue, principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia. L’Istat rileva anche che tra gli anziani con grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e tra gli anziani meno abbienti (64,2%). Oltre un anziano su quattro (25,9%) dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale, il 18% su una debole e uno su due si colloca in una situazione intermedia. Nonostante le precarie condizioni di salute, in Italia sono 1 milione e 700 mila (pari al 12,8%) gli anziani in grado di offrire cure almeno una volta a settimana a familiari e non familiari con problemi di salute.

Ecco il punto: nella voglia di favorire, anche giustamente, trentenni e quarantenni che stentano a inserirsi nel lavoro, ma spesso anche nella vita sociale, si tende non solo a penalizzare i vecchi, ma soprattutto a disinteressarsi di loro. Che invece sono una risorsa reale di un Paese che ne ha ormai ben poche. L’esercito di nonne e nonni che ogni giorno si occupa di schiere di nipotini che viceversa sarebbero abbandonati a se stessi quante sono le famiglie che possono pagarsi la baby sitter fuori dagli orari di scuola e asilo?) dimostra quanto sia prezioso il loro contributo. Se per sostenerli, e curarli, bisogna spendere qualcosa in più per la sanità non deve essere un problema. Nonni e nonne hanno fatto prosperare l’Italia negli anni in cui, lavorando, hanno versato fiori di contributi previdenziali e pagato tasse di ogni genere. In altri Paesi, Germania in testa, gli anziani sono tenuti in grande considerazione: le loro pensioni sono tassate assai meno rispetto agli stipendi. Qui no: si considerano un peso. Perchè consumano troppe medicine per tentare di lenire i dolori delle loro malattie croniche. Invece bisognerebbe fare tesoro degli anziani: per l’esperienza, la saggezza, il buon senso. Se i politici, prima di fare certe leggi sconsiderate, li consultassero farebbero meno errori. Con giovamento di tutti.


Sandro Bennucci

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