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Economia: l’Italia ha perso quasi 160 milioni di fondi Ue. Il 70% dalla regione Sicilia

Commissione Ue

BRUXELLES – Sono quasi 160 i milioni di euro provenienti dalle casse europee che l”Italia ha perso in modo
definitivo per non essere stata capace di spenderli entro tempi e modalità dettati dalle regole Ue. Il dato emerge dalla chiusura definitiva dei conti relativi al periodo 2007-2013 e riguarda programmi finanziati nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr).
Una situazione che a Bruxelles definiscono negativa, ma non drammatica, visto che l”Italia è comunque riuscita a spendere 34,4 miliardi di fondi, grazie all’accelerazione impressa negli ultimi due anni da un’apposita task force voluta dalla commissaria europea alle Politiche regionali Corina Cretu.
Dei 159.535.986 euro disimpegnati, come si indica in gergo tecnico, più del 70% è la fetta persa dalla Regione Sicilia che non è riuscita a spendere 116.906.503 euro dei circa 4,36 miliardi disponibili per il suo Programma operativo regionale (Por).
Risorse sono state perse anche da altri quattro programmi (sui 28 a cui sono stati destinati i fondi 2007-2013): il Programma operativo nazionale (Pon) Ricerca e competitività ha lasciato per strada 23,965 milioni su 4,13 miliardi, quello per Reti e mobilità 17,68 milioni su 1,83 miliardi, il Por della Provincia autonoma di Trento 937.181 euro su 62,47 milioni e il Por Molise 41.499 euro su 141,5 milioni.

La speranza, a Bruxelles come in Italia, è che nell’attuale settennato 2014-2020 (ma le spese potranno essere rendicontate fino al 2023), l’Italia sappia fare meglio. I dati aggiornati al 31 luglio lasciano spazio a luci e  ombre. Nella scelta dei progetti, il nostro Paese è arrivato al 42,5% dell’importo a disposizione e lascia indietro grandi nazioni come Germania, Francia (entrambe 35%) e Spagna (10%) e viaggia ben oltre la media Ue del 38,4%. Ma dai dati emergono anche forti disparità. Il programma regionale (Por) Emilia Romagna è in overbooking al 109,7% mentre il Pon Legalità è a zero. E 21 programmi sui 30 complessivi sono ancora sotto la soglia del 50%. Anche se non si notano cesure fra Nord e Sud, come invece accadeva in passato.
Per la spesa dichiarata a Bruxelles, la media italiana è invece del 2%, inferiore a quella media Ue del 5%. A giocare a sfavore del Paese, in questo caso, sono stati i ritardi nella designazione delle autorità di gestione, necessarie per dare il via ai rimborsi (ne mancano all’appello ancora due: Valle d’Aosta e Ricerca), ma nei corridoi delle istituzioni si spera in un colpo di reni entro fine anno. A guidare la classifica della spesa sono Finlandia (18%) e Bulgaria (14%).
Al di là degli esercizi statistici, il primo vero esame si avrà comunque a fine 2018, quando in base alle nuove regole Ue si dovranno chiudere i conti per il 2015. Il rischio, avvertono a Bruxelles, è quello di perdere già allora alcuni dei fondi europei messi a bilancio se non saranno stati debitamente impiegati.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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