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Monte dei Paschi: Corte d’Appello assolve Mussari, Vigni e Baldassarri

FIRENZE – La Corte d’Appello di Firenze ha assolto l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale di Mps Antonio Vigni e l’ex responsabile dell’area finanza della banca Gianluca Baldassarri dall’accusa di ostacolo alla vigilanza per la ristrutturazione del derivato Alexandria.

In primo grado, con sentenza emessa il 31 ottobre 2014 dal Tribunale di Siena, Giuseppe Mussari era stato condannato per concorso in ostacolo alla vigilanza a 3 anni e 6 mesi di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena era stata inflitta a Vigni e Baldassarri.

Durante il processo d’appello, il sostituto procuratore generale Vilfredo Marziani aveva chiesto per gli imputati un
aggravamento della pena: 7 anni di reclusione per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri.

Gli avvocati dei tre imputati – Tullio Padovani e Fabio Pisillo per Mussari, Franco Coppi e Enrico De Martino per Vigni e Filippo Dinacci e Stefano Cipriani per Baldassarri – hanno sempre sostenuto che all’interno della Banca si sapeva dell’esistenza del ‘mandate agreement’ e che questo documento non era un segreto neppure per gli ispettori della Banca d’Italia.
Durante l’appello le difese dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, dell’ex dg Antonio Vigni e dell’ex responsabile area finanza della banca senese Gianluca Baldassarri hanno contestato l’impostazione del pg.
Il “mandate agreement”, hanno sostenuto gli avvocati degli imputati, era un contratto preparatorio mentre il “deed of amendment”, che gli ispettori di Bankitalia conobbero, era un atto esecutivo e gli fu data esecuzione, quindi nulla è stato nascosto dell’operazione di Mps con Nomura per la ristrutturazione del derivato Alexandria
Per questo motivi gli avvocati difensori durante il dibattimento in aula a Siena avevano chiesto ai giudici l’assoluzione con formula piena per tutti e tre i loro assistiti. Stessa richiesta hanno formulato i difensori durante il processo d’appello a Firenze. Durante il processo d’appello, il sostituto procuratore generale Vilfredo Marziani nella requisitoria aveva sostenuto come gli ispettori della Banca d’Italia, sotto giuramento, nel processo di
primo grado, avessero chiarito che senza quel documento del “mandate agreement”, ritrovato tre anni dopo in una cassaforte del successivo amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola, la complessità dell’operazione con Nomura non si poteva comprendere. Mentre gli altri documenti consegnati dalla vecchia gestione di Mps alla Banca d’Italia erano, secondo l’accusa, insufficienti.

“Certo che è felice, gli ho già telefonato”. Così l’avvocato Fabio Pisillo, uno dei due legali dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari che ha comunicato al suo assistito la sentenza di assoluzione subito dopo la lettura dal parte del presidente della terza sezione penale della Corte d’appello di Firenze.

“Le sentenze non si commentano ma si rispettano, sia quelle d’assoluzione sia quelle di condanna”, le parole del pm di Siena Antonino Nastasi mentre usciva dall’aula insieme al suo collega Aldo Natalini.

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