Skip to main content

Pensioni complementari, aumentano iscritti (2,7 milioni) e patrimonio (47 miliardi)

ROMA – Le pensioni garantite dall’Inps saranno sempre più basse e soprattutto sempre meno accessibili visto l’aumento dell’età minima per ottenerle. Sarà anche per questo che aumentano gli iscritti e il patrimonio dei Fondi pensione negoziali, quelli che con la contribuzione quasi volontaria da parte del dipendente e che assicurano alla fine della carriera lavorativa un’integrazione dell’assegno. I lavoratori aderenti ai 32 fondi esistenti ammontano a 2.670.000, il 12,7% in più nel giro di tre anni, grazie anche all’adesione contrattuale generalizzata introdotta per via contrattuale in alcuni settori. Le risorse accumulate per le future prestazioni hanno superato i 47 miliardi di euro.  A presentare il quadro è il Rapporto sui fondi Pensioni negoziali 2017, presentato oggi in occasione dell’assemblea annuale di Assofondipensione. Lo spazio per crescere è ancora altoo. “Nonostante lo sviluppo dei fondi Pensioni rappresenti una esperienza di successo – ha sostenuto il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi – non si può tuttavia trascurare che oggi sono iscritti meno di un terzo dei lavoratori potenzialmente aderenti, nonostante una previdenza pubblica non più in grado di garantire trattamenti pensionistici adeguati”.

Il contributo all’economia
I fondi rappresentano un possibile volano per l’economia italiana anche se a oggi il loro contributo non è ancora molto rilevante.  Gli investimenti diretti e indiretti dei Fondi Pensioni negoziali ammontano, al 30 giugno scorso, a 47,3 miliardi di euro ma poco meno di un miliardo risulta investito in aziende italiane tramite l’acquisto di titoli di capitale o di titoli di debito. Sempre secondo lo studio, il 45,9% viene investito in titoli di Stato, il 20,4% in azioni e altri titoli di capitale, il 17,6% in obbligazioni, l’8% in fondi comuni ed Etf, il 7,2% i depositi bancari e il restante 0,9% in altre attività. Degli investimenti in Italia la stragrande maggioranza (83,5%) è rappresentata da titoli di Stato e dunque dal debito pubblico più che da risorse per il sistema produttivo. Ma qualcosa sta cambiando. I fondi pensione negoziali “sono ormai investitori istituzionali maturi, capaci di essere doppiamente utili all’economia del Paese: da una parte come collettori del risparmio previdenziale, dall’altra come finanziatori dell’economia produttiva” ha detto Maggi dall’assemblea di Assofondipensione.

I rendimenti
Quanto ai rendimenti assicurati dai fondi i dati presentati evidenziano che nei primi sei mesi dell’anno quello medio dell’insieme dei fondi pensione negoziali è cresciuto dello 0,9%, non lontano dal tasso di rivalutazione del Tfr (+1,1%).  Il risultato, sottolinea il report, è stato influenzato dall’andamento negativo nel semestre del mercato obbligazionario. Nel medio-lungo periodo però la performance dei fondi pensione negoziali supera ampiamente la rivalutazione del Tfr. Dal 2008 al giugno 2017 il rendimento medio è stato +36,5% mentre il Tfr si è rivalutato del +22,5%. Considerando l’arco temporale degli ultimi 5 anni, dal 2012 al 2016, il divario è ancora più netto: +29,1% per i fondi pensione negoziali contro +8,9% di rivalutazione del Tf

complementari, pensioni, rendimenti


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741