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Borse: lo spread sale fino a 189 punti, mentre l’indice Mib cede 1,31%, arretrando a 22.911 punti

MILANO – L’incertezza politica pesa su Piazza Affari, che nella prima parte della seduta perde quasi il 2% per risalire poi sui livelli delle altre borse europee (-1,31% a 22.911 punti la chiusura), dopo che, a metà seduta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato Giuseppe Conte, presidente del consiglio designato da Lega e
M5s. Un segnale che ha in parte ridotto la tensione che si era accumulata dopo diverse giornate di incertezza, senza però influire in modo determinante sullo spread. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi si è avvicinato nel pomeriggio a quota 200 punti, superando i 195, per poi ridiscendere in chiusura a 189.
In calo l’euro, sceso a quota 1,17 sul dollaro, dopo l’inatteso calo della fiducia dei manager del settore manifatturiero, dei servizi e composito in Germania e in tutta Europa. Proprio a livello continentale l’indice Pmi è sceso ai livelli più bassi dal novembre 2016, mentre i nuovi ordini, calati a 53,5 (da 54,6 di aprile) sono scesi al punto più basso dall’ottobre 2016.
Ma ciò che ha penalizzato di più il listino milanese è stato l’allarme di Fitch sulle banche, che ha certificato quello che gli analisti di diverse agenzie e case d”investimento sostengono da settimane: “una caduta prolungata nella fiducia degli investitori potrebbe ritardare i progressi delle banche nella riduzione del loro consistente stock di Npl e rendere più costoso per loro costruire dei cuscinetti di debito junior”. In particolare l’Agenzia angloamericana ha sottolineato come “la fiducia del mercato sembra essersi indebolita da quando la coalizione di M5S e Lega ha rivelato proposte che, se pienamente implementate, avrebbero un significativo effetto sulle finanze pubbliche dell’Italia e sul settore bancario”. Inoltre, secondo Fitch, il ”contratto di governo” tra Lega e M5S “è silente sugli Npl, che sono un fattore chiave per il settore”. E’ recente il miglioramento della prospettiva (outlook) su alcune banche italiane dopo i progressi nello smaltimento delle sofferenze.
Ora il rischio è che tutto si fermi o possa addirittura invertire la rotta in caso di rallentamento nel processo.
Secondo gli analisti di Bloomberg, poi, le banche hanno bisogno di “negoziatori forti” per allentare le pressioni della Bce e dell’Ue sulle sofferenze in portafoglio. Gli occhi, ora, sono puntati sulle prime mosse dell’Esecutivo in fase di formazione.

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