Fisco e lavoro: Di Maio, non solo flat tax, ma anche abolizione del Jobs Act, dello spesometro, degli studi di settore

ROMA – Mentre tutta l’attenzione era concentrata sulla due giorni della fiducia per il Governo, con le opposizioni e i loro sodali esteri scatenati contro un esecutivo nascente, molti non hanno forse notato importanti indicazioni date dal vicepremier Luigi Di Maio. Il Governo del cambiamento, come si è definito il nuovo Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, promette di superare le recenti riforme, e i loro problemi, apportando importanti modifiche alle attuali norme in tema di pensioni, fiscalità e contratti di lavoro con un decreto ad hoc da varare a ridosso dell’estate, senza attendere la prossima Legge di Bilancio.
Delle pensioni e della cosiddetta quota 100 abbiamo già parlato ampiamente.
Mentre si è discettato meno sulle politiche del lavoro, proiettate soprattutto verso la riforma del Jobs Act
Tutto da rivedere il Jobs Act, secondo Di Maio: c’è troppa precarietà che deve essere assolutamente ridotta se si vuole dare più forza all’economia italiana. Prevista poi una profonda revisione dell’attuale sistema di politiche attive con il probabile rafforzamento dei Centri per l’Impiego e una possibile “rivisitazione” della nuova Agenzia, Anpal. Con uno stanziamento di 2,1 miliardi di euro, si punta ad investire nella formazione del personale per aumentare i servizi di politica e migliorare la qualità delle prestazioni da erogare ai disoccupati. Tra le ipotesi allo studio, quella di reintrodurre la causale, ovvero le ragioni giustificatrici del ricorso, da parte del datore, a un contratto a tempo determinato.Si ragiona inoltre su uno strumento per rendere strutturale e più forte l’incentivo all’occupazione stabile dei giovani sotto i 30-35 anni di età.
Anche in tema di fiscalità, oltre al primario obiettivo della Flat Tax, sulla quale le sinistre hanno scatenato una sterile polemica perché favorirebbe solo i ricchi, ritornando sull’abusato tema dell’odio di classe, altri obiettivi nel medio-lungo periodo, assicura Di Maio, saranno l’addio definitivo allo Spesometro, al Redditometro, agli Studi di Settore, come in realtà già previsto anche da alcune misure emanate dai precedenti governi.