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Legge di bilancio: le ipotesi della lega, flat tax con tre aliquote, due per partite Iva

TasseROMA – Un vertice fra i sottosegretari della Lega Massimo Bitonci, Armando Siri e Massimo Garavaglia avrebbe messo a punto gli interventi economici e finanziari da inserire nella Legge di Bilancio. In particolare l’anticipo di flat tax, fissata a tre aliquote, avrebbe un impatto di circa 2 miliardi di euro. Altro punto messo a fuoco è quello di applicare l’aliquota unica del 15% sulle partite Iva con un volume d’affari fino a 65 mila euro all’anno. L’aliquota salirebbe al 20% sulla parte eccedente 65 mila euro fino a 100 mila.

Quest’operazione coinvolgerebbe circa 1,5 milioni di contribuenti che godrebbero in questo modo di uno sconto fiscale di 1,5 miliardi di euro. Quanto alle imprese, l’ipotesi alla quale si lavora prevede la riduzione dell’aliquota Ires (attualmente al 24%) a quota 15%, a patto che le aziende reinvestano gli utili per assumere personale o per realizzare investimenti in macchinari. Intanto prende forma anche la cosiddetta pace fiscale. Si punta a un saldo e stralcio per il passato e a una semplificazione del contenzioso. L’operazione sarà molto ampia e comprenderà tutte le liti, le cartelle esattoriali ed anche i contenziosi in stato embrionale. Di fatto l’intenzione è quella di chiudere tutti i conti con il passato offrendo aliquote vantaggiose (6-12-25% su quanto dovuto) incassando 3,5 miliardi di euro.

Gli effetti delle varie ipotesi di flat tax allo studio del governo erano state valutate dalla Uil. Secondo i calcoli del sindacato il taglio di un punto sul primo scaglione Irpef, con il passaggio dal 23% al 22% sui redditi tra 8.000 e 15.000 euro, porterebbe un beneficio a tutti i contribuenti, con un alleggerimento compreso tra i 90 e i 150 euro l’anno.

Per un lavoratore con reddito di 9.000 euro l’anno il guadagno fiscale sarebbe di 7 euro al mese, pari a 90 euro netti all’anno. La riduzione d’imposta si stabilizzerebbe a 12 euro nette mensili per i redditi superiori a 15.000 euro lordi l’anno, con una differenza rispetto al sistema attuale di 150 euro l’anno.
Più complesso il calcolo sull’ipotesi del passaggio da 5 a 3 aliquote, riportata da alcuni organi di stampa: 21% per lo scaglione di reddito compreso tra i 15.000 e i 28.000 euro; 38% per lo scaglione di tra i 28.000 e i 75.000 euro; 43% per i redditi superiori ai 75.000 euro. In questo caso il guadagno netto per un lavoratore con un reddito annuo lordo di 15.000 euro è pari a 300 euro, ovvero 23 euro netti al mese su 13 mensilità. Il beneficio aumenta proporzionalmente con il
crescere del reddito fino ad attestarsi per i redditi superiori a 75.000 euro lordi, che godranno di un risparmio fiscale pari a 1.680 euro annui, ovvero, 129 euro mensili su 13 mensilità.
Confrontando l’impatto dell”ipotesi di riforma con i dati sulla suddivisione in classi di reddito dei lavoratori dipendenti (in base ai dati del Mef sull’anno fiscale 2016), la Uil fa notare come a beneficiare del maggior guadagno fiscale, 129 euro mensili, sarebbe circa il 2% dei contribuenti, mentre il 40% dei contribuenti con redditi tra i 15.000 ed i 29.000 euro avrebbero un beneficio nettamente inferiore, compreso tra i 23 ed gli 83 euro mensili. In questo modo la progressività non
verrebbe modificata significativamente rispetto all’attuale sistema, ma si verificherebbe un appiattimento per i redditi fino a 28.000 euro.
Se l’ipotesi 3 aliquote venisse confermata, afferma il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, saremmo di fronte a un approccio profondamente diverso rispetto alla versione originaria della flat tax. Si manterrebbe, in parte, un principio di progressività, previsto dalla carta costituzionale. Tuttavia il carico fiscale sui redditi medio bassi resterebbe, comunque, elevato.

Per la Uil, che chiede la convocazione di un tavolo con le parti sociali, è quindi decisivo pensare a una riforma fiscale che preveda, contemporaneamente, detrazioni significative per lavoratori dipendenti e pensionati, i soggetti a più alta fedeltà fiscale.

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