Nobel per la medicina 2018: a due scienziati (Usa e Giappone) per immunoterapia anticancro
MILANO – Sono considerati degli straordinari apripista nell’immunoterapia anticancro. Hanno vinto il Nobel per la medicina 2018. Sono un americano e un giapponese, James P. Allison, 70 anni, è nato a Alice in Texas, Stati Uniti. Tasuku Honjo è invece originario di Kyoto in Giappone, ha 76 anni e un’esperienza di ricercatore a cavallo fra il suo Paese e gli Stati Uniti. Negli ultimi anni sono sempre state le bandiere di Usa e Giappone a sventolare sul prestigioso riconoscimento. Per esempio erano statunitensi i 3 vincitori dello scorso anno (Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young), mentre è stato un giapponese ad
aggiudicarsi il Nobel 2016 (Yoshinori Ohsumi), nazionalità rappresentata anche nel 2015 con un vincitore su 3 (Satoshi Ōmura).
«L’immunoterapia è una della armi che abbiamo oggi a disposizione contro alcune forme tumorali, grazie alla quale siamo riusciti a modificare la sopravvivenza di pazienti affetti da melanoma, carcinoma del polmone avanzato e del rene. Sono sopravvivenze ormai di lunga durata: per il melanoma maligno metastatico, a 10 anni, abbiamo il 20% dei pazienti vivi. E questi sono risultati che erano impensabili prima, fino a pochi anni fa, quando la sopravvivenza di questi malati era di pochi mesi». A commentare l’assegnazione del Nobel per la medicina 2018 è Stefania Gori, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom), commentando l’assegnazione dei premi Nobel 2018 per la Medicina a James P. Allison e a Tasuku Honjo per la scoperta dell’immunoterapia anticancro.
E ancora: «L’immunoterapia ha dunque aperto orizzonti nuovi e c’è un continuo avanzamento – aggiunge Gori – con trial clinici che stanno approfondendone l’utilizzo anche contro altre forme tumorali. Gli
studi sono finalizzati anche a verificare quali sono i pazienti più adeguati da trattare con l’immunoterapia, che è appunto uno degli strumenti che abbiamo a disposizione oggi contro il cancro. E ci sono
anche nuove forme di immunoterapia (come la Car-T) che sono diventate realtà contro alcuni tumori ematologici ma che sono già studiate contro tumori solidi. Orizzonti ancora più innovativi per la scienza,
per l’oncologia e soprattutto per i nostri pazienti».