Aids: un vaccino italiano apre nuove prospettive per la cura della malattia
ROMA – Una ricerca italiana apre nuove strade e speranze per la cura dell’Aids. Il vaccino terapeutico italiano Tat potrebbe liberare i malati di Aids dai farmaci a vita che attualmente devono prendere per tenere sotto controlla la malattia. La sua somministrazione a pazienti in terapia antiretrovirale (cART) si è rivelata infatti capace di ridurre drasticamente – ovvero del 90% dopo 8 anni dalla vaccinazione – il «serbatoio di virus latente», inattaccabile dalla sola terapia, e apre una nuova strada per controllare l’infezione.
È il risultato del follow-up, durato otto anni e pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, di pazienti immunizzati con il vaccino messo a punto dall’équipe guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/ AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Un vaccino il cui studio è iniziato nel 1995 e che, nel corso degli anni, è stato contestato da ricercatori americani in relazione alla sua efficacia sugli animali ed è anche stato oggetto di polemiche, come nel 2003 quando venne pubblicata da Science una nota di alcuni immunologi Usa che protestavano per un finanziamento di 10 milioni di dollari destinato dal Congresso americano alla ricercatrice italiana, suggerendo che la decisione potesse essere legata alla partecipazione del nostro paese alla guerra in Iraq. Ma oggi i nuovi risultati pubblicati, bando alle polemiche, rendono più concrete le speranze
