Reddito cittadinanza: oltre 500.000 italiani si sono rivolti ai Caf
ROMA – Sono oltre 500.000 gli italiani che si sono rivolti agli sportelli dei Caf per chiedere il Reddito di Cittadinanza a due settimane esatte dall’entrata in vigore della misura che gode di una copertura di 4,68 miliardi di euro. E secondo Eurostat, l’Italia nel 2017 ha destinato al contrasto della disoccupazione solo il 2,3% della spesa pubblica a fronte del 2,7% nella media Ue, 3,3% nell’area Euro.
Per la Consulta Nazionale dei Caf, gli under 30 rappresentano il 6,8% delle domande del reddito presentate trainate dai giovani del Sud. Questo l’esito di un primo panel che la Consulta Nazionale dei Caf ha elaborato con i dati raccolti in 10 città campione, distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia, su 7.964 domande presentate fino al 20 marzo.
Il dato sugli under 30 è trascinato da una percentuale al Sud del 10,3%, mentre al nord sono il 4,7% e al centro il 3,2%. Fra i richiedenti gli stranieri rappresentano il 9,5%, con un picco al Nord del 15,4%, al Centro scende al 9,3%, al Sud crolla al 3,4%”. Otto domande su 10 vengono depositate dalle famiglie: Ma mentre al Nord e al Centro il RdC è chiesto da persone singole rispettivamente per il 21% e il 23%, al Sud il numero si abbassa fino al 12,4%.
Un ultimo dato esaurisce questa prima elaborazione effettuata dalla Consulta Nazionale dei CAF sul RdC: «Il Reddito di Cittadinanza o la Pensione di Cittadinanza aprono a due sviluppi distinti. Ebbene, al Nord la Pensione di Cittadinanza è stata richiesta dal 2,9%, al Centro dal 9,2% e al Sud dal 12% degli aventi diritto» sottolineano Massimo Bagnoli e Mauro Soldini Coordinatori della Consulta Nazionale dei CAF.
Sempre in tema di welfare, il rapporto Eurostat sulla spesa statale evidenzia come l’Italia continui a spendere per pensioni di reversibilità più dell’Unione europea e di paesi della zona euro. In particolare nel 2017 in Italia sono stati spesi 45 miliardi (pari al 2,6% del Pil) mentre nella media dei 28 paesi Ue il rapporto è all”1,3% e nei paesi dell’eurozona all’1,7%. Dal rapporto emerge che comunque il dato è in calo rispetto al 2016 quando il rapporto era la 2,7%.
Se si guarda alla protezione sociale in generale la percentuale di spesa è al 20,9% del Pil (18,8 l’Unione a 28 e 19,8% l’area Euro) in calo dal 21% del 2016. L’Italia spende più della media europea per la vecchiaia (il 13,4% a fronte del 10,1% medio in Ue) pari a 230,5 miliardi. Se si guarda alla composizione della spesa pubblica la protezione sociale vale in Italia il 42,9% del totale (360,3 miliardi), sostanzialmente in linea con la percentuale della spesa europea per la protezione sociale sulla spesa pubblica (41,1%). Ma la spesa va in direzioni diverse con oltre un quarto utilizzata per l’età anziana (il 27,4%) a fronte del 22,1% in Europa, il 5,4% ai superstiti (2,9% in Europa). Quanto al contrasto della disoccupazione in Italia viene destinato solo il 2,3% della spesa pubblica (2,7% nella media Ue, 3,3% nell’area
Euro).