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Roma: rilasciato Alessandro Sandrini, rapito al confine tra Siria e Turchia nel 2016

ROMA- Alessandro Sandrini, rapito al confine tra Siria e Turchia nel 2016, è stato liberato dal governo di salvezza, gruppo antigovernativo della zona di Idlib. Lo annunciano le stesse forze pubblicando le foto dell’italiano sui social e affermando che il bresciano era nelle mani di una banda criminale. «Confermo, mio figlio è libero si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri». Lo ha detto Gianfranco Sandrini, il padre del ragazzo bresciano scomparso durante un viaggio in Turchia ormai tre anni fa. «Sono felicissimo ha detto il genitore è la fine di un incubo adesso sto andando a Roma, spero di potergli parlare al telefono stanotte».

Alessandro Sandrini, bresciano di Folzano, 32 anni, è svanito sul confine tra Turchia e Siria. Manca da casa dal 3 ottobre 2016, quando sale su un volo che da Orio al Serio, via Istanbul, lo porta ad Adana, cittadina turca a 180 chilometri da Aleppo. «Vado per una vacanza», dice alla famiglia. Sarebbe dovuto tornare in Italia il 10 ottobre, una settimana dopo la partenza, ma la fidanzata che lo aspetta all’aeroporto di Bergamo non lo vede arrivare. Scatta la denuncia e il silenzio dura un anno. Sandrini torna a dare segnali di vita infatti solo il 17 ottobre 2017, quando telefona alla madre Evelina da un numero di una compagnia telefonica attiva sul web. «Ciao mamma, e’ un anno che manco da casa e so che mi stai cercando. Non so dove sono, mi hanno sequestrato. Ti prego aiutami», dice. Il 3 dicembre successivo chiama una seconda volta: «Vogliono i soldi, qui non scherzano», racconta. Il 22 dicembre la terza chiamata: «Sono in una stanza tre metri per tre», dice sempre alla madre. Il 21 gennaio 2018 durante la quarta telefonata si sfoga: «Lo Stato italiano non sta facendo nulla. Mi vogliono far morire qui».

Dalle telefonate si passa ai video e due registrazioni finiscono nel fascicolo della Procura di Brescia che con i magistrati di Roma indaga sulla vicenda. Nelle immagini del 19 luglio, pubblicate in rete, Sandrini indossa una tuta arancione e ha alle spalle due uomini armati. «Sono due anni che sono in carcere e non ce la faccio piu’, sono stanco dentro. Chiedo all’Italia di chiudere questa situazione in tempi veloci perche’ hanno detto chiaramente che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi e io chiedo di aiutarmi» dice nel video il bresciano. Il padre Gianfranco non si stanca di chiedere un intervento “deciso” dello Stato italiano. “Mio figlio e’ stato abbandonato dalle istituzioni”, diceva qualche mese fa.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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