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Giornalisti: è morto Giulietto Chiesa, corrispondente de l’Unità da Mosca. Difeso Da Berlinguer

Giulietto Chiesa

ROMA – E’ morto Giulietto Chiesa, già dirigente della federazione giovanile del partito comunista, ma soprattutto diventato famoso come corrispondente de l’Unità da Mosca. Ruolo delicatissimo negli anni della guerra fredda e del Muro di Berlino. Giulietto era un bravo giornalista, sempre sulla notizia. Che poi doveva proporre ai vari direttori de l’Unità. Lavoro non semplice, il suo, che comunque riusciva a svolgere benissimo.

La notizia della morte di Giulietto Chiesa l’ha data Vauro Senesi, il vignettista. Con queste parole, sulla sua pagina Facebook: «Non riesco ancora a salutarlo – scrive – Ricordo ancora i suoi occhi lucidi di lacrime a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. E’ morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occi sono un po’ anche i miei».

Giulietto Chiesa, che con Vauro ha a più riprese collaborato, era nato il 4 settembre 1940 ad Acqui Terme. Dirigente della Federazione giovanile Comunista italiana, corrispondente da Mosca per l’Unità e La Stampa, ha scritto molti libri sull’Unione Sovietica . la guerra e la globalizzazione, come La guerra infinita. Nel 2003 è stato eletto al Parlamento Europeo.

Ma è bene ricordare le tappe della carriera di Giulietto Chiesa. Nel 1980, dopo essere entrato in conflitto con il PCI ligure, entra a L’Unità, la quale lo manda a Mosca per le Olimpiadi 1980 al posto del corrispondente, Carlo Benedetti. Chiesa si fa notare per l’irriverenza nel raccontare la vita quotidiana nell’URSS. L’agenzia sovietica TASS ne chiede la rimozione, che Berlinguer rifiuta. Nel frattempo Chiesa si stabilisce a Mosca con la compagna, Fiammetta Cucurnia (corrispondente per La Repubblica), impara la lingua russa e, grazie alle competenze politiche maturate nel partito, diventa uno dei più stimati cremlinologi degli anni della glasnost e della perestrojka di Michail Gorbaciov, stringendo rapporti con dissidenti riabilitati come Roj Medvedev e Lev Karpinskij. Alla fine del decennio Chiesa scrive per un anno per La Stampa. Poi la politica e l’Europarlamento.

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Non ho conosciuto personalmente Giulietto Chiesa, ma me ne parlava sempre un grande amico e collega, ossia Loris Ciullini, giornalista de l’Unità, a Firenze, cronista di tutto ma in particolare della Fiorentina. Loris stimava Giulietto e raccontava le sue vicissitudini, soprattutto le sue difficoltà, come corrispondente dall’Unione Sovietica di cui, Giulietto, molto onestamente, non se la sentiva di parlare sempre bene. Non a caso il Pcus, e non solo l’agenzia Tass, si erano rivolti spesso al Pci, e allo stesso Enrico Berlinguer, perchè lo portasse via da Mosca. Berlinguer rispose in russo: niet. Giulietto riusciì a resistere sempre, grazie alla grande professionalità che lo distingueva. La sua scomparsa è una perdita vera, importante.

Sandro Bennucci 

 

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