Coronavirus e lockdown: gli scienziati consigliarono di chiudere solo le zone rosse. Conte invece bloccò tutta l’Italia
ROMA – Cinque verbali, oltre 200 pagine, un fiume d’inchiostro attraverso il quale il Comitato tecnico scientifico tasta il polso all’Italia nei giorni in cui il Paese è sotto scacco del Covid-19. I verbali, ora desecretati dalla Presidenza del Consiglio, sono stati pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi. Dalla lettura si acquisisce un quadro completo sull’attenzione riservata dal Cts e le delle relative soluzioni adottate.
Il primo verbale è quello del 28 febbraio, quando gia’ il coronavirus era esploso in Lombardia e in Veneto. Il Cts formula delle proposte chiedendo delle misure come il divieto di viaggi di istruzione in Italia e all’estero, la conferma della sospensione della domenica gratuita dei musei a porte aperte per il successivo primo marzo, e si propone di estendere il lavoro agile a tutta Italia e fino alla fine dell’emergenza. A preoccupare in quei giorni e’ la situazione in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Gli scienziati del Comitato per queste regioni chiedono la sospensione di tutti eventi culturali e sportivi, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, la sospensione dei concorsi. Dalla lettura del verbale del primo marzo si capisce come la situazione stia diventando sempre piu’ seria. In primis gli scienziati accolgono l’allarme che arriva da Liguria e Marche,ritenendo che sia giusto applicare alle province di Savona e Pesaro le misure previste in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Il Cts raccomanda le precauzioni, adottate ancora oggi, sull’evitare strette di mano e abbracci. Cosi’ come allo stesso tempo viene richiesto un incremento della disponibilita’ dei posti letto in tutta Italia. Vengono fornite anche indicazioni per la riorganizzazione del personale medico. Il Cts quel giorno ritiene necessarie diverse azioni, tra le quali l’identificazione di strutture ospedaliere Covid e di un protocollo per i tamponi oltre ad un protocollo di sicurezza per gli operatori sanitari. Nel verbale del 7 marzo si prende in considerazione di allargare le restrizioni a tutto il territorio nazionale, ma con dei distinguo.
Restrizioni piu’ radicali in tutta la Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti; misure di contenimento meno drastiche sull’intero territorio nazionale. Due giorni dopo pero’ il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe annunciato il lockdown.
Nel verbale del 30 marzo il Comitato tecnico scientifico condivide la necessita’ di mantenere le misure almeno fino al periodo pasquale. Nel verbale si rileva pero’ come “alcune raccomandazioni, nonostante la emanazione e la distribuzione ai territori, non vengano recepite dal territorio mostrando la mancanza di applicazione delle decisioni assunte”.Per tale motivo gli scienziati del Cts propongono “ordinanze di protezione civile”. Il Comitato fornisce anche delle indicazioni sulle mascherine, definendo efficaci per il contenimento del virus soltanto le mascherine chirurgiche e i facciali filtranti (FFp2 e FFp3), “ogni altra mascherina – sentenziano i tecnici – non e’dispositivo medico ne’ dispositivo di protezione individuale“.
Il Cts poi dedica diversi paragrafi agli effetti del virus sui piu’ piccoli e le raccomandazioni per i bambini. Infine nel verbale del 9 aprile vengono definite le linee guida per la realizzazione del cosiddetto “Modello Italia di fase 2”. Nel verbale si fa riferimento alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di varare delle linee di attuazione delle azioni di contenimento nell’ambito del mondo lavorativo e delle attivita’ produttive. Ecco quindi che il Cts – attraverso diversi paragrafi- fornisce istruzioni sulla ripartenza del settore economico, le raccomandazioni per le attivita’ commerciali, per scuole e universita’, oltre alle varie modalita’ di diagnosi e all’organizzazione del sistema sanitario nella fase di allentamento del lockdown. Tra i documenti pubblicati mancano però i verbali delle riunioni dai primi giorni di marzo, per intenderci quelli che riguardano la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro e nella Val Seriana.
Dunque il premier Conte, all’inizio della pandemia, ha deciso di essere più realista del re, estendendo a tutt’Italia quelle precauzioni che il Cts aveva suggerito solo per una parte di regioni, e acquisendo così quei pieni poteri che ha voluto prorogare fino al 15 ottobre. Inquietante la mancanza dei verbali sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro e in Val Seriana. Su questo indaga la magistratura alla quale il premier dovrà esibire tutti gli elementi utili in possesso suo o dei suoi uffici.