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Fisco, l’ Italia è il Paese più tassato d’Europa, lo affermano i commercialisti

Prima l’Upb smaschera le previsioni accomodanti del Nadef del Governo fino al 2023, poi i commercialisti smentiscono che ci sia una diminuzione del carico fiscale, anzi provano che l’Italia è il Paese più tassato d’Europa, con pressione fiscale reale al 48,2%. La realtà presentata dal governo giallorosso viene sepolta sotto il ridicolo e le spudorate menzogne di Conte e C. svergognate dalla realtà dei fatti, innegabile. E gli italiani ancora credono al Governo.

La pressione fiscale reale in Italia è al 48,2%, più alta del 5,8% rispetto alla stima ufficiale, che non tiene in considerazione il sommerso e l’economia illegale, due voci che da sole rappresentano il 12% del PIL, pari a 215 miliardi. Lo rivela lo studio «Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale», stilato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Un dato particolarmente importante è quello della pressione fiscale sulle famiglie, calcolato sulla base dei dati Istat, che nel 2019 è risultata pari al 18%, con una crescita di 0,3 punti rispetto al 2018. L’analisi rivela che la maggior parte delle famiglie non è ancora riuscita a recuperare lo shock fiscale causato dalla crisi del 2012-2013, che ha visto aumentare la pressione fiscale italiana di 2,1 punti percentuali.

Dopo l’ultimo pesante shock del 2012-2013 (+2,1%), nel quinquennio 2014-2018 si è verificato un significativo rientro (-1,7%), spiega la Fondazione nazionale commercialisti, aggiungendo che questa riduzione ha riguardato prevalentemente le imprese, mentre la pressione fiscale sulle famiglie è aumentata, con un gettito pari a 323 miliardi di euro su un totale di 758,6 miliardi.

Per quanto riguarda invece gli interventi sul cuneo fiscale, l’Italia si colloca ai primi posti in Europa secondo gli indicatori Ocse: terzo posto per dipendente single con il 48% e primo posto per dipendente sposato con due figli a carico con il 39,2%.

Nel contesto internazionale, la pressione fiscale italiana risulta essere sbilanciata sul lavoro rispetto al consumo. L’Italia si colloca infatti al 26° posto nella graduatoria EU27 per quanto riguarda il gettito IVA in rapporto al Pil, mentre si trova al 5° posto per il gettito dell’imposta personale sul reddito. Nonostante l’eccezionale riduzione del Total Tax Rate tra il 2006 e il 2020, l’indicatore di pressione fiscale sui profitti societari calcolato dalla banca mondiale per l’Italia sfiora il 60% risultando tra i più elevati in Europa, aggiunge la Fondazione.

Lo studio sottolinea inoltre che gli indici di efficienza del sistema fiscale misurati dalla Banca mondiale sono risultati particolarmente negativi per l’Italia: Nella speciale classifica del Paying taxes 2020, l’Italia scende al 128° posto gravata dai tempi lunghi stimati per gli adempimenti fiscali e per le fasi successive di gestione dei rimborsi e delle verifiche fiscali”.

Infine, dall’analisi del gettito tributario per singola imposta emerge come le prime 10 imposte (su 88 voci totali desumibili dalle tabelle Istat) riescano a coprire l’85% del totale. Lo stesso dato era pari all’82,3% nel 1995. Si evidenzia perciò una tendenza alla concentrazione del prelievo tributario sulle imposte principali:

l’Irpef, che nel 2019 è la prima imposta con 176,8 miliardi di euro di gettito, copre il 34,2% del totale (+2% sul 1995), l’IVA, che è la seconda imposta per gettito con 111,8 miliardi di euro, copre il 21,6% del totale (+1,3% sul 1995). Insieme, l’Irpef e l’IVA, coprono il 55,9% del gettito tributario totale (+3,3% sul 1995).

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