Firenze: morto di coronavirus don Corso Guicciardini. Fu l’erede di Don Facibeni alla Madonnina del Grappa

FIRENZE – Se n’è andato a 96 anni, monsignor Corso Guicciardini Corsi Salviati, ex presidente dell’Opera Madonnina del Grappa, di cui è stato a lungo guida, dopo aver raccolto il testimone di don Giulio Facibeni, uno dei grandi sacerdoti della Chiesa fiorentina. Don Corso, come lo chiamavamo un po’ tutti, si è spento a Careggi, colpito dal Covid-19. Ne dà notizia l’Arcidiocesi di Firenze, che, in comunicato, sottolinea come la Chiesa fiorentina «abbia avuto il privilegio di annoverarlo tra i suoi preti e ora lo affida al Signore, di cui don Corso è stato servo fedele: ha concluso il suo cammino su questa terra per affidarsi all’abbraccio misericordioso di Dio Padre». Le esequie di don Corso, presiedute dall’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori, si svolgeranno sabato 7 novembre, alle 10, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
«Una vita trasformata dalla fede e diventata testimonianza viva e concreta di carità. Questo è stato don Corso, prete buono, umile, che si è fatto povero per servire i poveri, portatore di quella mitezza e povertà che stanno al centro del Vangelo – dice il cardinale Giuseppe Betori – E’ stato vero e giusto erede del Venerabile don Giulio Facibeni, di cui ha saputo interpretare in maniera esemplare lo spirito e il progetto di carità, guidando per molti anni l’Opera Madonnina del Grappa. Don Corso occupa un posto particolare nel cuore della Chiesa fiorentina e di tutta Firenze, perché si unisce agli altri grandi testimoni che hanno dato forma all’anima della carità e della solidarietà che la nostra città porta nella sua identità, come una delle caratteristiche più rilevanti della storia del passato e recente».
Nato il 12 giugno del 1924, monsignor Corso Guiccardini ha una vita coin tratti comuni con quelli di un altro grande prete fiorentino, don Lorenzo Milani, di lui più anziano di un anno. Entrambi provenienti da ambienti benestanti, l’uno dalla borghesia, l’altro dall’aristocrazia, furono conquistati dal Vangelo, dal servizio ai poveri e dalla figura di don Giulio Facibeni, fondatore della Madonnina del Grappa. Don Corso abbracciò letteralmente la vita di Facibeni, divenendone il successore alla guida della Madonnina del Grappa nel 1958. Parroco per sedici anni di San Giovanni Evangelista, a Empoli, tornò nuovamente a Firenze nel 2006 per guidare ancora l’Opera, di cui è stato presidente fino ad anni recenti. Ha svolto anche attività pastorale nel penitenziario di Sollicciano, insieme al cappellano don Vincenzo Russo e con don Roberto Falorsi.
Nel 2013, monsignor Corso aveva ricevuto il Fiorino d’Oro, massima onorificenza del Comune di Firenze. Nel 2018 era stato pubblicato il libro «Don Corso Guicciardini, passare dalla cruna dell’ago», a cura di Carlo Parenti e pubblicato da Gabrielli editore con la prefazione dei cardinali Gualtiero Bassetti e Giuseppe Betori.
_________________________________________________________________________________________
Conobbi don Corso molti anni fa, frequentando la Madonnina del Grappa e la chiesa di Santo Stefano in pane, in via delle Panche. Sapeva stare con i ragazzi, giocava con i ragazzi, di cui era, allo stesso tempo, guida ferma e decisa. Sapeva di avere una grande responsabilità, prendendo le redini della Madonnina del Grappa dopo don Giulio Facibeni, il prete che credeva nella Provvidenza. Don Facibeni – lo hanno testimoniato in tanti – quando non aveva di che mandare avanti l’Opera, la sera metteva cambiali e fatture sull’altare. Mormorando: «Ci penserà Lui». E la Madonnina del Grappa è sempre riuscita a superare i momenti difficili. Con un predecessore così, don Corso, di origini aristocratiche ma votato alla povertà, seppe allinearsi. Diventando a sua volta un grande punto di riferimento. Un prete che giocava con i ragazzi, ma sapeva come guidarli: per farli crescere seguendo il solco tracciato da don Facibeni.
Sandro Bennucci
