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Giornalisti: è morto Pier Francesco Listri. Riuscì a coniugare cronaca e cultura

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La sede de La Nazione, nel viale della Giovine Italia, a Firenze, dovbe Pier Francesco Listri è stato, per decenmni, caporedattore

FIRENZE – E’ morto a 88 anni Pier Francesco Listri, grande giornalista fra cronaca e cultura. Gli organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana partecipano, affranti, al lutto della famiglia e dei figli. Listri se n’è andato la notte scorsa, fra domenica 7 e lunedì 8 marzo, nella sua casa sulle colline di Firenze, dopo una lunga malattia. Listri era un uomo capace di coniugare il giornalismo con la cultura, la cronaca con la storia. E’ stato per decenni caporedattore e firma di primo piano de La Nazione, un gigante di quell’informazione di qualità che oggi viene tanto invocata e non sempre raggiunta. Listri non è stato solo un maestro di giornalismo, ma un esempio vero di come si può esercitare questa professione ad altissimo livello.

Era nato a Livorno il 5 agosto del 1932. Aveva collaborato in giovane età alIl Nuovo Corrieredi Romano Bilenchi, in seguito venne assunto a La Nazione, ma ha scritto suIl Giornale,Il Sole 24 ore,L’Espresso,Il ponte, collaborando successivamente a Radio Rai come regista, conduttore e produttore di programmi culturali. Celebri le sue iniziative per la radio, capaci di spiegare concetti profondi con parole semplici. Ecco, il linguaggio semplice ma ricchissimo di contenuti, era la sua vera specialità. Quel suo modo di parlare, e soprattutto di scrivere, che affascinava tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui a La Nazione e ovunque. Tanti i riconoscimento, dal Fiorino d’Oro per concittadini illustri dato dal Comune di Firenze, il 17 febbraio 2017 al prestigioso Pegaso della Regione Toscana. Ma da parte di tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato c’è un grazie, dal profondo del cuore, per quello che Pier Francesco Listri ha insegnato e che lascia.
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Conobbi Pier Francesco Listri, nella redazione de La Nazione, nell’ottobre del 1966, prima dell’alluvione. Era, allo stesso tempo, fisicamente minuto, ma gigantesco nella professione. Un grande, inimitabile maestro. Scrivo queste poche righe con le lacrime agli occhi, perchè non poteva non esserci affetto per una persona come Pier Francesco. Sarebbero mille gli episodi da ricordare, ma limito il ricordo a due momenti: il primo quando accolse con gioia l’idea di scrivere, insieme a me, il libro “Caro Arno”, voluto dall’allora presidente della Regione Toscana, Gianfranco Bartolini, nel 1986. L’altro riguarda la sua straordinaria capacità di mettere insieme, appunto cronaca e cultura. Erano i primi anni Ottanta, cambiò la grafica a La Nazione: i titoli erano diventati corti, era difficile farci entrare tutto. S’inaugurava la mostra dei Bronzi di Riace, restaurati a Firenze. Come si fa? Pier Francesco prese la penna e scrisse: “Salve Bronzi di Riace”. E nell’occhiello, ossia la riga sopra al titolo, la spiegazione dell’evento. Una lezione di sintesi. Che non dimenticherò mai. Ciao caro Pier Francesco.
Sandro Bennucci
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