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Vino italiano salvato dal Parlamento Ue, non è fattore di rischio per il cancro. Sconfitti gli eurocrati

Una delle tante storture delle iniziative dei burocrati comunitari stava per colpire a morte la nostra produzione vinicola. Ma nel Parlamento europeo gli onorevoli italiani, una volta tanto, hanno fatto fronte comune e il vino è salvo. Solo «consumo nocivo di alcol» è un fattore di rischio per il cancro e non più il «consumo di alcol», come previsto in precedenza. L’introduzione dell’aggettivo «nocivo» è una delle modifiche votate dagli europarlamentari riuniti in plenaria a Strasburgo alla relazione Piano Anticancro che affronta la questione della lotta al cancro in tutti i suoi aspetti, dalla diagnosi precoce all’accesso alle cure, dalla ricerca alla prevenzione, indicando una serie di proposte. Dal testo è stato anche cancellato il riferimento ad avvertenze sanitarie sull’etichetta, (sul tipo di quelle usate per le sigarette) sostituito con «informazioni sul consumo moderato e responsabile», e introdotto l’invito a migliorare l’etichettatura delle bevande alcoliche con l’inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol.

Positivi i commenti dei nostri produttori, che fin dall’inizio si erano opposti alla insulsa regolamentazione europea, così come originariamente formulata.

“Il Parlamento Europeo salva quasi diecimila anni di storia del vino le cui prime tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare per il lavoro di squadra i parlamentari italiani per la difesa di un settore che vale 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e offre direttamente o indirettamente occupazione a 1,3 milioni di persone secondo l’analisi della Coldiretti. “E’ stato respinto il tentativo di demonizzare il consumo di vino e birra attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione e l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea, nell’ambito del Cancer plan proposto dalla Commissione Europea” come richiesto, afferma Prandini, “insieme al consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, nella lettera scritta al commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni, al commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, al ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli, agli europarlamentari italiani”.

“Riconosciuta più appropriata la linea dell’approccio moderato, auspichiamo che ora si possa continuare a lavorare insieme per la lotta contro il cancro senza demonizzare il consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche”. Questo il primo commento delle organizzazioni della filiera vitivinicola italiana –Alleanza delle Cooperative Italiane – agroalimentare, Assoenologi, Confagricoltura, CIA– Agricoltori Italiani, Copagri, Federvini, Federdoc, Unione Italiana Vini – dopo l’esito del voto in plenaria del Rapporto della Commissione speciale del Parlamento europeo per la lotta contro il cancro (Beca).

Per una volta il buon senso ha trionfato sulle apodittiche concezioni dei burocrati comunitari, la cui azione spesso è completamente lontana dalla realtà. Si tratta di una delle pecche maggiori, da sempre, dell’attività della Ue, alla quale nessun politico finora è riuscito a porre uno stop. Nei casi più eclatanti si riesce però a porre una pezza, com’è successo in quest’occasione, anche per non accrescere la sfiducia e la disistima negli organismi comunitari che sta crescendo nei cittadini di quasi tutti gli Stati membri, anche in Italia.

cancro, eurocrati, Parlamento Ue, vino

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