Insegnante di Prato incinta di allievo: “Lei cercava solo affetto”, afferma l’avvocato difensore

FIRENZE – E’ schermaglia fra difesa e pubblica accusa al processo davanti alla Corte d’appello di Firenze all’insegnante di Prato rimasta incinta da un allievo. L’avvocato Mattia Alfano, difensore dell’insegnante, ha affermato: “Il pubblico ministero definisce la parte offesa come un fanciulletto imberbe, incapace di distinguere tra urina e sperma. A dire però il contrario sono gli sms tra i due, nei quali il ragazzo chiede alla mia assistita precise prestazioni, di indossare perizoma, autoreggenti e tacchi. Messaggi dai quali si può anche dimostrare che la relazione sessuale ha inizio dopo il compimento dei 14 anni e non prima”.
L’avvocato Alfano, che insieme al collega Massimo Nistri, difende la donna di Prato condannata in primo grado a 6 anni e mezzo per violenza sessuale su minore e violenza sessuale per induzione per aver avuto rapporti con il ragazzino al quale dava ripetizioni di inglese. “La sessualizzazione è ad oggi molto anticipata – ha continuato l’avvocato Alfano rivolgendosi al giudice Anna Maria Sacco – è in corso una anticipazione di tutto, di cui dobbiamo prendere atto. La mia assistita ha fatto pressioni, ma non sessuali, cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L’allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta. Non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata”.
“Non si è mai sottratta al confronto, non ha cancellato i messaggi e ha raccontato fatti potenzialmente distruttivi per lei, si è sottoposta volontariamente a un supporto psicologico e si sta facendo curare – incalza l’avvocato – In tutto questo la parte offesa ha continuato poi a cercare rapporti con altre coetanee, a dimostrazione che non ha avuto la sessualità devastata”.
