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Firenze: Corte d’appello costringe comune a dare residenza a due occupanti abusivi

Il palazzo di giustizia di Firenze

FIRENZE – La corte di appello di Firenze ha riconosciuto il “superiore diritto alla residenza anagrafica” a una donna e alla figlia di 9 anni che vivevano abusivamente in uno stabile occupato, pertanto Palazzo Vecchio deve iscrivere entrambe all’anagrafe come residenti. “Ci sono voluti sei anni e numerose azioni legali ma alla fine giustizia è stata fatta”, afferma Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione nazionale Avvocato di strada.

“La signora – spiega – aveva chiesto l’iscrizione anagrafica al Comune di Firenze. La residenza è indispensabile per l’accesso al sistema sanitario e garantire diritti fondamentali. La corte d’appello ha riconosciuto le ragioni della nostra assistita in base a principi fondamentali: la residenza è un diritto e il Comune non può impedire o rallentare il suo riconoscimento; un Comune non può obbligare chi chiede l’iscrizione anagrafica a svolgere un percorso coi servizi sociali per ottenerla; la residenza, come stabilito dal ministero dell’Interno, è un diritto anche per chi occupa abusivamente un immobile”.

La vicenda è iniziata nel 2016. La madre, dopo essere stata sfrattata per morosità da un appartamento a Campi Bisenzio trova riparo in un alloggio occupato abusivamente in piazza Beccaria a Firenze. Non fa mistero della situazione e sollecita il Comune a iscrivere lei e la piccola, di 3 anni all’epoca, nelle liste anagrafiche per vedere garantiti i diritti connessi alla residenza.

Di fronte al ‘no’ di Palazzo Vecchio, la donna si rivolge al tribunale che però accoglie le ragioni del Comune. Ma la madre non si arrende, fa ricorso in appello e vince. “Il Comune – scrive il giudice Daniela Lococo in sentenza – se da un lato aveva valutato positivamente la richiesta di iscrizione sulla base del domicilio, dall’altra aveva sostenuto di non aver potuto procedere a causa dell’atteggiamento ostruzionistico della signora che non avrebbe acconsentito alla presa in carico dei servizi sociali in conformità alla delibera della giunta comunale del febbraio 2016”.

La corte afferma che “è infondata la pretesa del Comune di subordinare la concessione della residenza a una preistruttoria da effettuarsi tramite la presa in carico da parte dei servizi sociali”.

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