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Clima: foreste a rischio. La terra resterà pelata? Allarmante studio di Ispra e Università di Firenze

Parco Foreste Casentinesi
Il Parco nazionale delle foreste casentinesi

Immaginate una testa pelata o coperta solo da radi ciuffi di capelli. Ecco: la Terra potrebbe diventare così, con conseguenze ambientali devastanti e capaci di mettere a repentaglio la stessa sopravivenza umana e animale oltre che, appunto, vegetale. Chi o che cosa può uccidere le foreste? Due fattori: la scarsità di acqua e e la vaiabilità del clima. Dopo i ghiacciai che si sbriciolano e uccidono, ecco la nuova rivelazione. Devastante, anche se non certo imprevedibile. E attenzione, l’allarme non arriva da Greta Thunberg, o da altri ultrà del cambiamento climatico, ma da uno studio che mostra solide basi scientifiche, pubblicato dalla una rivista prestigiosa e attendibile: Nature. Lo firmano i ricercatori di Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), guidati dal professor Giovanni Forzieri dell’Università di Firenze.

AMAZZONIA E APPENNINO – Sapevamo dell’Amazzonia, polmone verde del mondo, messa in pericolo da una politica poco avveduta del governo brasiliano, ma ora dobbiamo pensare a un rischio globale che ci riguarda da vicino: la Toscana è fra le regioni più boscate d’Italia e d’Europa. Avete presente cosa vorrebbe dire un Appenino spelacchiato? Terrificante. Perchè potrebbe succedere? Le foreste, che coprono quasi un terzo della superficie terrestre, afferma Nature,

CLIMA – La maggior parte di questi amienti, secondo gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, sta infatti registrando un sostanziale calo della resilienza in risposta ai cambiamenti climatici e il 23% potrebbe aver già raggiunto una soglia critica. Le uniche in controtendenza risultano essere le foreste boreali, tipiche delle regioni più fredde dell’emisfero settentrionale.

ACQUA – La ricerca aiuta a comprendere i fattori che influenzano la resilienza delle foreste e a sviluppare piani di conservazione e gestione. I ricercatori, guidati come detto dal professor Forzieri, hanno valutato i cambiamenti nella resilienza delle foreste tra il 2000 e il 2020 utilizzando una combinazione di immagini satellitari e tecniche di apprendimento automatico. I risultati mostrano che la resilienza delle foreste tropicali, di quelle aride e di quelle temperate è diminuita durante il periodo in esame, a causa della ridotta disponibilità di acqua e dell’aumento della variabilità climatica. La pioggia ridotta e il termometro a temperature folli, come quelle della primavera-estate 2022, sono killer. Ovviamente bisogna far tesoro dell’allarme. Al quale, ovviamente, bisognerà dare seguito con atti concreti. E politiche globali.


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Sandro Bennucci

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