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Decreto aiuti bis, a lavoratori e pensionati molto meno del bonus da 200 euro

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Mario Draghi e Daniele Franco ANSA/Roberto Monaldo / POOL

Draghi e Franco, da buoni banchieri e economisti, tenendo in considerazione il bilancio dello Stato, nel decreto aiuti bis hanno architettato un meccanismo che alla fine concederà a lavoratori dipendenti e pensionati molto meno del bonus da 200 euro concesso in precedenza.

Un’analisi approfondita fatta dal sito PMI.it lo dimostra con certezza, e noi la vogliamo illustrare per smascherare le affermazioni roboanti e laudative riscontrate dopo l’adozione del decreto.

Se il Governo avesse riproposto un bonus 200 euro bis ci avrebbero guadagnato tutti (risorse permettendo, ovviamente). In questo secondo provvedimento del Governo, i sostegni alle famiglie previsti per contrastare il caro inflazione sono più bassi di quelli precedenti, inoltre la platea è ridotta. In pratica, sono stati oltre 4 milioni gli aventi diritto in meno.

All’interno di questa platea ristretta, l’aiuto economico risulta comunque inferiore al precedente bonus 200 euro. Per i lavoratori dipendentiil taglio dell’1,2% del cuneo comporta un aumento in busta paga che può andare da 37 a 160 euro in tutto. Circa 6 euro al mese in più per il reddito minimo (8mila euro), che salgono a 25 euro in più al mese per chi ha 35mila euro di stipendio lordo annuo. Con un reddito da 20mila euro, il beneficio è intorno ai 16 euro mensili in più, 96 euro nel semestre. Per i pensionati (rivalutazione del 2% al mese da ottobre a dicembre per i redditi lordi fino a 2.692 euro al mese, ossia 35mila euro annui) ci sono dai 10 ai 50 euro in più al mese. Significa che in tutto, da ottobre a dicembre, il bonus andrà da 30 a 150 euro.

Vediamo come sono cambiati i numeri.

  • Platea: taglio del cuneo e rivalutazione pensioni riguardano 27,5 milioni di beneficiari; restano quindi fuori in 4 milioni fra precari, autonomi, disoccupati e titolari di Reddito di Cittadinanza rispetto al primo bonus da 200 euro.
  • Taglio del cuneo vs. bonus 200 euro: il taglio di 1,2 punti del cuneo fiscale comporta un aumento in busta paga che va da 37 a 160 euro. Un lavoratore con 20mila euro di reddito porta a casa quasi 100 euro: la metà del bonus 200 euro; con lo svantaggio che la somma viene spalmata su più mensilità e non versata subito. Un lavoratore con stipendio di 10mila euro porta a casa appena 8 euro in più al mese, per un totale di 48 euro: un quarto rispetto al precedente bonus di 200 euro.
  • Rivalutazione pensioni vs. bonus 200 euro: l’aumento delle pensioni varia dai 30 ai 150 euro. Una pensione intorno ai 1500 euro ottiene 31,46 euro in più al mese, che in tutto significa 94 euro. Meno delle metà rispetto al bonus di 200 euro.

Nel caso delle pensioni, fra l’altro, non c’è un vero e proprio bonus ma un’anticipazione di soldi che comunque sarebbero arrivati in gennaio. I pensionati sono da tempo diventati il bancomat preferito dai vari governi. Adesso si avvicinano le elezioni, l’unica arma che ci resta è il voto, usiamola con raziocinio senza lasciarci attrarre dalle sirene dei partiti.

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