Seggi ballerini sul sito del Viminale, in attesa dei controlli delle Corti d’Appello. S’invoca una nuova legge elettorale
Sul sito Eligendo del Ministero dell’Interno si susseguono le variazioni sull’attribuzione dei seggi in queste elezioni, in attesa della decisione definitiva delle Corti d’Appello. Non è stata certo una prova felkice per gli uffici del Viminale, negli ultimi scampoli della gestione Lamorgese.
Tanto che alle polemiche per la lamentata (dalla Lega soprattutto) mala gestione dell’immigrazione, si sono aggiunte le critiche, stavolta da più parti, ma ingiuste, per il caos delle comunicazioni elettorali ballerine, non per colpa dei colleghi, ma delle regole del Rosatellum, la legge elettorale. Che sarebbe stata provvidenziale per la sinistra quando Renzi era segretario del Pd, veleggiando verso il 40%, ma che adesso si è rivolta contro il partito, visto che le percentuali sono notevolmente mutate fra centrodestra e centrosinistra.
Certamente il dibattito proseguirà ancora per un po’, anche perché, per sbrogliare definitivamente la matassa, la Suprema Corte di Cassazione dovrà considerare le compensazioni che riguardano i candidati plurieletti (tra i nodi ancora da sciogliere), e spetterà poi alle Corti d’appello la proclamazione definitiva dei nuovi parlamentari.
Un’analisi puntuale e documentata della situazione è stata fatta dal quotidiano cattolico Avvenire, da cui risulta che nel limbo tra l’elezione e l’esclusione ci sono in tutto 44 candidati, 33 alla Camera e 11 al Senato, per i quali il Rosatellum prevede l’elezione laddove il pluricandidato ha avuto il risultato peggiore. Giorgia Meloni, ad esempio, risulta eletta in cinque collegi proporzionali, essendo però la vincitrice anche nell’uninominale in Abruzzo, le subentreranno tutti i cinque secondi.
A chiedere una verifica è stata anche Forza Italia, nella convinzione che, da parte del ministero dell’Interno, ci sia stato «un evidente errore nell’attribuzione dei seggi» in Campania. «Nella circoscrizione Campania 1 il calcolo assegna 4 seggi alla coalizione di centrodestra-hanno spiegato ieri dall’ufficio stampa del partito -: a noi risulta che due vanno a Fratelli d’Italia e due a Forza Italia. Siamo certi che da una attenta verifica, prima della proclamazione, gli uffici preposti possano accertare questi fatti».
Anche il Pd aspetta i riconteggi per l’assegnazione dei seggi in Calabria. Qui i dem hanno candidato Enza Bruno Bossio, deputata uscente che da un primo conteggio era risultata nuovamente eletta alla Camera, ma che mercoledì è stata esclusa sulla base di un aggiornamento della ripartizione.
Quindi il Pd sembra voler reagire e Francesco Boccia prende la situazione di petto da subito: «Quando si insedierà la Camera, il 13 ottobre, la prima cosa che farò sarà presentare una proposta di legge che introduce le preferenze e non sarò l’unico», ha chiarito rilanciando il cosiddetto “Germanicum” presentato nella legislatura appena conclusa. «Basta eliminare i collegi uninominali del Rosatellum, inserire le preferenze nel proporzionale e mettere una soglia del 5%», ha poi aggiunto.
Non resta che aspettare le decisioni della Cassazione, confidando che i tempi non si allunghino eccessivamente, visto che nella scorsa tornata elettorale, nel 2018, la parola definitiva della magistratura arrivò soltanto dopo 15 giorni dal voto.
In teoria ci sarebbe tempo cinque anni per rimediare alle situazioni incresciose provocate dal Rosatellum. A meno che le previsioni, che qualcuno a destra ha definito iettatorie, di molti esponenti della sinistra circa una durata breve del quasi certo governo Meloni non si realizzino. I precedenti non sono incoraggianti: Berlusconi 1994, presidente Scalfaro e Berlusconi 2011, presidente Napolitano, sono caduti ben prima della fine della legislatura. La finanza internazionale attraverso lo spread, l’Unione Europea con le sue regole (la Grecia insegna) potrebbero influire sulla sorte dell’esecutivo, cancellando con un colpo di spugna la volontà espressa nelle urne dagli italiani.