Il PNRR, nel 2025, potrebbe mettere a rischio la finanza pubblica. L’allarme dell’Ufficio parlamentare di bilancio

ROMA – La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2022 – nella versione rivista e integrata che il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 4 novembre – e la Relazione al Parlamento con cui il Governo chiede l’autorizzazione a un nuovo scostamento di bilancio sono state esaminate minuziosamente dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB). E dall’esame degli esperti non risultano evidenze molto positive per il governo.

Mentre viene approvata la prospettiva descritta dal governo per il 2023, critiche non troppo velate sono state espresse per quanto riguarda le previsioni per gli anni successivi, che l’UPB ritiene troppo ottimistiche. “Il quadro programmatico del MEF relativo al periodo 2024-25, che non è oggetto di validazione, – rileva l’UPB – appare tuttavia ottimistico. In particolare, per il 2024 la crescita del PIL reale stimata nella NADEF (1,9 per cento) eccede di oltre mezzo punto percentuale sia la previsione dell’UPB sia l’estremo superiore delle proiezioni del panel”.

Si rileva ancora che “la manovra sarà ancora espansiva nel 2023 e 2024 ma restrittiva nel 2025 – Il Governo programma interventi netti di aumento del disavanzo pari allo 0,5 per cento del PIL nell’anno in corso, che crescono all’1,1 per cento nel prossimo, per poi ridursi allo 0,1 per cento nel 2024. Per il 2025 è invece indicata una manovra netta di riduzione del deficit, pari allo 0,2 per cento del prodotto. La NADEF non fornisce alcuna indicazione riguardo ai contenuti e agli interventi specifici della manovra”.

“Nella Relazione al Parlamento si indica che le risorse nette a disposizione saranno pari a circa 21 miliardi nel 2023 (da utilizzare nei primi mesi dell’anno) e a 2,4 miliardi nel 2024 e che saranno destinate, con la prossima legge di bilancio, a misure volte al rafforzamento del contrasto del caro energia per famiglie e imprese. Gli interventi programmati per il 2024 appaiono essere destinati a compensare effetti prolungati nel tempo del rincaro dei prezzi energetici verificatosi a partire dal 2022 (ad esempio, potrebbero finanziare misure volte a favorire la partecipazione ai bandi per la realizzazione delle opere pubbliche previste nel PNRR nonostante l’aumento dei prezzi). Nessuna indicazione, – sottolinea l’UPB – invece, è stata fornita in merito sia all’importo della manovra lorda, necessaria a consentire altri interventi del programma di politica economica del Governo, sia alle misure di copertura e ai loro ambiti di applicazione; nessuna informazione è stata inoltre data circa le misure correttive da intraprendere nel 2025 per centrare l’obiettivo di deficit al 3 per cento del PIL. Per prime indicazioni occorrerà attendere l’aggiornamento del Documento programmatico di bilancio 2023”.

“Il debito pubblico continua a scendere, pur con qualche elemento di rischio – Il Governo prevede che il rapporto tra il debito pubblico e il PIL scenderà marcatamente nel 2022 – al 145,7 del PIL, dal 150,3 del 2021 – e a ritmi più contenuti in ognuno degli anni successivi: al 144,6 per cento nel 2023, al 142,3 per cento nel 2024 e al 141,2 per cento nel 2025 (un livello appena al di sotto di quanto programmato nel DEF dello scorso aprile e comunque superiore di circa 7 punti percentuali rispetto a quello pre-pandemico del 2019). Tuttavia, un’analisi di sensitività condotta sulla base dei dati su crescita e inflazione stimati dall’UPB mostrerebbe che il sentiero di discesa del rapporto debito/PIL potrebbe interrompersi nel 2023 per poi riprendere negli anni successivi.

PNRR – L’UPB mette inoltre in guardia sui rischi che potrebbero derivare dall’attuazione del PNRR Italia. “Permangono rischi per la finanza pubblica, anche legati all’attuazione del PNRR – Particolare attenzione andrà posta al monitoraggio dei conti pubblici del prossimo anno, con riferimento anche al rischio di dover disporre interventi aggiuntivi contro il caro energia, dal momento che le misure inserite nella manovra riguarderanno solo i primi tre-quattro mesi del 2023. Relativamente al 2024, le grandezze di finanza pubblica sono stimate sulla base di una crescita del PIL che, nelle valutazioni dell’UPB, appare ottimistica. In generale, inoltre, la realizzazione degli obiettivi programmatici è soggetta ai menzionati ampi elementi di incertezza legati soprattutto ai rischi di matrice internazionale. Infine, bisogna evitare che il programma di spesa del PNRR venga ulteriormente rimodulato, perché ciò avrebbe conseguenze sul percorso di crescita dell’economia indicato nella NADEF. Per rispettare i tempi di attuazione del Piano servono un ulteriore rafforzamento della capacità amministrativa e una più decisa semplificazione dei processi autorizzativi. In particolare, per realizzare la crescita prevista per gli investimenti nel 2023 (34,7 per cento) sarà necessario uno sforzo straordinario da parte di tutti i soggetti attuatori.”

Un quadro sul quale il premier Meloni e il ministro Giorgetti dovranno meditare, tenendo conto sia delle osservazioni di un organismo indipendente e altamente professionale come l’UPB, e, ovviamente, dell’evoluzione del quadro economico e sociale, europeo e mondiale, nel corso del 2023. Solo allora il governo potrà intervenire per le opportune correzioni di rotta.

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