Guerra in Ucraina e cyberattacchi russi: una strategia comune di difesa elaborata dalla Commissione Ue
La Commissione Ue, scottata dall’esperienza della guerra in Ucraina e dei rapporti sempre più tesi con la Russia, porta avanti un pacchetto definito sicurezza e difesa per attivare una pronta risposta militare sul campo, in caso di aggressioni a qualche suo Stato, e più capacità di rispondere alle minacce e agli attacchi in arrivo sul fronte informatico, che possono provocare guasti enormi per la democrazia, come si temeva di recente.
“Abbiamo alzato le ambizioni di difesa Ue di fronte alla sveglia arrivata con la guerra russa in Ucraina”, ha messo in chiaro la commissaria Margrethe Verstager aprendo la conferenza stampa in merito alle decisioni dell’esecutivo europeo.
Il pacchetto sulla sicurezza e difesa Ue si compone di due proposte: il Piano d’azione sulla mobilità militare e la comunicazione congiunta sulla cybersicurezza. Entrambe le componenti della strategia della Commissione rispondono alla necessità di “affrontare il deterioramento del contesto di sicurezza” e di “rafforzare la capacità di proteggere cittadini e infrastrutture”, in linea con l’iniziativa approvata a marzo sulla Bussola Strategica per la difesa Ue 2030. “La guerra è tornata ai nostri confini e ci riguarda, dobbiamo modificare le nostre politiche di sicurezza a questa nuova realtà”, ha avvertito l’alto rappresentante Borrell.
Il Piano d’azione sulla mobilità militare 2.0 copre il periodo 2022/2028 e si basa sul rafforzamento della politica di sicurezza e di difesa Ue. Il primo punto per il miglioramento della risposta rapida alle crisi che scoppiano alle frontiere esterne dell’Ue riguarda l’identificazione di possibili lacune nelle infrastrutture e nella catena di approvvigionamento di carburante, in particolare quando si tratta di sostenere i movimenti su larga scala delle forze militari con un breve preavviso.
Oltre alla massimizzazione delle sinergie con il settore civile sulla mobilità delle forze armate per via aerea e marittima e il miglioramento dell’efficienza energetica e la resilienza climatica dei sistemi di trasporto, per la Commissione è centrale il rafforzamento della cooperazione con i partner Nato e il dialogo con Ucraina, Moldova e Balcani Occidentali. Dovranno poi essere implementate “misure per proteggere le infrastrutture di trasporto da attacchi informatici e altre minacce ibride”, si legge nel testo della proposta.
La seconda parte del piano sulla difesa Ue riguarda la cybersicurezza, perché – ha ricordato il commissario Breton – “lo spazio informatico non ha confini ed è spesso difficile ormai distinguere tra un attacco militare e un attacco civile“, come dimostrato dai rischi di attacchi alle infrastrutture critiche dell’Unione dopo l’aggressione russa dell’Ucraina.
La nuova politica di cybersicurezza punta a rafforzare la cooperazione e gli investimenti per individuare e proteggere l’Unione dagli attacchi informatici in crescita sul territorio dell’Unione, sulla base di quattro pilastri.
In primis dovranno essere rafforzati i meccanismi di coordinamento tra gli attori nazionali e dell’Ue, aumentando lo scambio di informazioni tra le comunità militari e civili. Servirà poi un “ulteriore lavoro di standardizzazione e certificazione della sicurezza informatica“, visto che anche componenti software non-critici possono essere utilizzati per effettuare attacchi informatici contro aziende o governi.
A questo si aggiunge l’aumento “significativo” di investimenti in moderne capacità militari di difesa Ue a livello informatico richiesto ai Ventisette, sulla base di piattaforme come la Cooperazione strutturata permanente (Pesco), il Fondo europeo per la difesa, Horizon Europe e Digital Europe.
Un programma complesso e ambizioso, probabilmente lungo da realizzare, considerate le ataviche difficoltà di azione pratica delle istituzioni Ue e la lentezza delle decisioni comuni, anche su temi importanti come questo. Ma è già molto che ci sia già un progetto da discutere e da approvare.
Le difficoltà di realizzare una politica comune sui migranti e le recenti contrapposizioni della Francia all’Italia non fanno ben sperare, ma in quel caso si trattava di difendere al meglio gli interessi nazionali e, nel caso di Macron, di mettere a tacere le opposizioni.
Il nuovo progetto di difesa Ue dovrebbe ricevere l’assenso di tutti i Paesi, visto che persegue un interesse comune, ma siamo purtroppo abituati alle sorprese negative che Bruxelles spesso ci riserva.