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Debutta con successo al Teatro Goldoni «La finta semplice» di Mozart con Benedetta Torre

Uno scatto dalla prova generale (foto M. Monasta)

FIRENZE – Ha debuttato con successo al Teatro Goldoni, inclusa nel Festival di Carnevale del Maggio Musicale Fiorentino, «La finta semplice», primo dramma giocoso in italiano di Mozart, musicato quando aveva appena dodici anni; sul podio dell’Orchestra del Maggio la bacchetta sicurissima di Theodor Guschlbauer, grande mozartiano che nell’ultimo Festival del Maggio offrì una sfolgorante edizione de «Le nozze di Figaro»; Susanna era Benedetta Torre, protagonista anche de «La finta semplice» nel ruolo della “baronessa unghera” Rosina, il più elaborato dal punto di vista musicale, con quattro arie delle quali almeno due decisamente notevoli, l’incantevole Senti l’eco ove t’aggiri, con oboe obbligato, e Amoretti, che ascosi qui siete, nelle quali la Torre ha ben mostrato le sue doti vocali e la sua arte. Si tratta davvero di un titolo da festival, mai eseguito prima al Maggio (di rarissima esecuzione in generale), e anche di una scommessa vinta, perché non era affatto scontato che l’operazione potesse riuscire con una sola professionista già lanciata in una brillante carriera e sei coprotagonisti – Don Cassandro è il ventenne messicano Eduardo Martinez Flores, suo fratello Don Polidoro è il tenore Lorenzo Martelli, Fracasso è Luca Bernard, Giacinta è Xenia Tziouvaras, Ninetta è la spagnola Rosalia Cid e Simone è Davide Piva – provenienti invece dalle file dell’Accademia del Maggio (un esperimento che dovrebbe ripetersi per altre opere, come ha annunciato in conferenza stampa il Sovrintendente Pereira), alcuni già sperimentati in ruoli secondari nelle opere in stagione, ma che qui si trovano a sostenere parti impegnative (è una “finta semplice” anche dal punto di vista musicale), lasciando di rado il palco per due ore e mezza circa. La regista Claudia Blersch costruisce uno spettacolo vivace e non privo di trovate divertenti (anche se forse accentua un po’ troppo, facendone due baristi, il penchant plebeo dei due avari aristocratici latifondisti del libretto originario, ricavato da Marco Coltellini a partire da un libretto attribuito dubbiosamente a Goldoni; ma per fortuna nella scena dell’ubriachezza Don Cassandro si trasforma in un Bacco caravaggesco), e meritano una menzione anche le scene e i costumi degli studenti del Triennio in Scenografia di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, con la guida di Margherita Palli. Tre sole repliche, giovedì 26, sabato 28 e domenica 29, sempre alle 20.

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