Bracconaggio: triste record per l’Italia nella stagione venatoria ’22-’23. Uccisi sei esemplari di ibis eremita
ROMA – La stagione venatoria 2022/2023, appena chiusa, sarà ricordata come la peggiore in assoluto per gli Ibis eremita in Italia: sono 6 gli esemplari che sono stati abbattuti dai bracconieri tra novembre e gennaio. Un vero e proprio Annus horribilis per questa specie estinta in Europa da 4 secoli.
Lo rende noto il Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), unico partner italiano del Waldrappteam per la reintroduzione in natura di questa specie protetta che trova nei cieli italiani la principale minaccia alla sua ricomparsa. E’ un numero di casi di bracconaggio mai visti nella storia del progetto Life co-finanziato dall’Unione Europea, iniziata nel 2014, aggiunge il Parco. “L’ultimo referto dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana conferma il bracconaggio come causa di morte di Kingsley e arriva dopo quelli di Taylor, Gustav e Otto a novembre e di David e Harald a gennaio.
Quest’ultima necroscopia, oltre a segnare il numero più alto di vittime nella storia dei due progetti Life guidati dal Waldrappteam dal 2014, lascia anche un altro indizio preoccupante. Il corpo di Kingsley, due anni, è stato ritrovato in un uliveto di Albinia, a quattro chilometri in linea d’aria dall’Oasi di Orbetello. Fino ad oggi era stata il porto sicuro per tutti gli ibis eremita tornati a solcare i cieli d’Italia dopo 400 anni dalla scomparsa in Europa – si legge nella nota – Il rifugio protetto in cui trascorrere la stagione fredda per poi ripartire alla volta del nord, in cui nessun bracconiere aveva ancora osato mettere piede”.
Il Parco esprime forte preoccupazione per l’imminente migrazione primaverile che vedrà gli ibis sorvolare l’Italia verso nord.
”Nella zona dell’Oasi di Orbetello- spiega Cesare Avesani Zaborra, Ceo del Parco Natura Viva di Bussolengo – risiedono oggi 195 Ibis eremita, che, quando non sono impegnati nella rotta di migrazione, insistono in un raggio di circa 10 chilometri dall’area naturale. Si tratta di animali miti, che cercano invertebrati nei campi e che riposano sui rami. Impossibili da confondere con qualunque altra specie anche per via del loro becco lungo e ricurvo. Temiamo che chi ha imbracciato il fucile sapesse a chi stesse sparando. La preoccupazione adesso va a tutti quegli esemplari che tra meno di un mese si rimetteranno in volo per seguire la rotta a nord in previsione della stagione calda, verso le temperature fresche dell’Austria”.
”Facciamo appello anche alle associazioni venatorie – conclude Avesani Zaborra – che ci aiutino in questa lotta comune per la salvaguardia di una biodiversità che siamo già riusciti ad estinguere in passato. Che oggi si uniscano a noi per rimediare ai crimini perpetrati”