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Sottosegretario Delmastro a processo. L’accusa: rivelazione di notizie sul caso Cospito

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove

ROMA – Dovrà affrontare un processo per rivelazione del segreto d’ufficio, Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. L’accusa: aver diffuso il contenuto di documenti sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito, rinchiuso al 41bis nel carcere di Sassari, pur sapendo che erano coperti da segreto.

Lo ha disposto il gup di Roma fissando il procedimento al prossimo 12 marzo e respingendo la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo, che in aula aveva ribadito la richiesta – già avanzata in estate – di non luogo a procedere per l’imputato.

Il Giudice per l’udienza preliminare Maddalena Cipriani, dopo una camera di consiglio durata oltre un’ora, ha sostanzialmente recepito l’impostazione della collega Emanuela Attura: quest’ultima aveva infatti disposto nel luglio scorso l’imputazione coatta per Delmastro, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura.

In quella richiesta, i pm avevano riconosciuto la violazione del segreto a cui mancava però, a loro dire, “l’elemento soggettivo” del reato, la volontà dolosa. Confidavano “in una decisione diversa perché c’erano tutti i presupposti per una sentenza di non luogo a procedere” ha ammesso l’avvocato dell’esponente di FdI, Giuseppe Valentino.

Nel processo che si aprirà davanti ai giudici collegiali, non compariranno invece come parte civile i deputati del Pd Deborah Serracchiani, Walter Verini, Orlando e Lai. Il Gup ha respinto la loro richiesta in quanto l’istanza sarebbe stata incentrata su quanto affermato dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, che accusò gli esponenti Dem che avevano visitato Cospito in carcere di essere dalla parte di ‘mafiosi e terroristi’.

Un aspetto della vicenda che non è al centro dell’indagine giudiziaria. Il procedimento ruota comunque intorno alle dichiarazioni fatte nel febbraio scorso da Donzelli, collega di partito di Delmastro. Alla Camera riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito – poi protagonista di un lungo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro – e detenuti di camorra e ‘Ndrangheta, anche loro al 41 bis.

Informazioni che Donzelli aveva avuto dal compagno di partito nonché coinquilino all’epoca dei fatti Delmastro, che ha la delega al Dap. Quanto riferito dal sottosegretario a Donzelli faceva parte di un’informativa del Dap predisposta sulla base dell’osservazione in carcere dei detenuti e che lo stesso Delmastro aveva chiesto di visionare.

I colloqui indicavano l’auspicio che quella contro il carcere duro diventasse una battaglia comune tra boss mafiosi e l’anarchico. L’indagine venne avviata a piazzale Clodio dopo una denuncia presentata dal parlamentare dei Verdi, Angelo Bonelli che chiedeva ai magistrati di verificare l’eventuale violazione del segreto.

Gli inquirenti, dopo avere ascoltato il capo del Dap e i vertici del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria, il 17 febbraio hanno convocato lo stesso Delmastro a piazzale Clodio. Nel corso dell’interrogatorio il parlamentare affermò che a suo dire non c’era stata “nessuna rivelazione” in quanto “l’atto non era secretato”.

Stessa posizione tenuta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio per il quale la natura del documento in questione “non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati”.

Dal canto suo il gip Attura sostenne che Delmastro, in quanto avvocato specializzato in diritto penale, non poteva “ipotizzare un errore scusabile” l’aver detto a Donzelli dei colloqui di Cospito perché erano “contenuti in due relazioni inviate, tramite la rete Calliope, dal direttore del Dap a Delmastro, su sollecitazione del deputato, con la dicitura ‘limitata divulgazione'”.

Per il giudice, inoltre, “un eventuale errore nella sua interpretazione della norma extra penale, presupposto necessario a determinare l’esclusione della punibilità, deve essere originata da un errore scusabile” che “è difficilmente ipotizzabile” in quanto Delmastro è esperto della materia “nonché sottosegretario”.

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