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Inchiesta in Liguria: Toti in pressing per essere interrogato. L’avvocato: “Per ora niente riesame”

GENOVA – Per Giovanni Toti, il presidente della Liguria, ai domiciliari dallo scorso 7 maggio con l’accusa di corruzione, la priorità è essere ascoltato prima possibile. Per la Procura di Genova avrebbe accettato e ricevuto dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli poco più di 74 mila euro come finanziamenti al suo Comitato, in cambio di pratiche a favore degli interessi del Gruppo che opera nel settore della logistica portuale.

Il Governatore, dopo che si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip, nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia, è in attesa di essere convocato dai pm genovesi per chiarire e per replicare anche allo stesso Spinelli. Da qualche giorno a questa parte il suo legale, ogni mattina, si presenta al nono piano del Palazzo di Giustizia, per fissare il faccia a faccia.

“Prima di ogni altra cosa attendiamo l’interrogatorio. Per ora niente riesame”, ha ripetuto il suo avvocato Stefano Savi. Ma al momento ancora nessuna data, anche se i tempi stringono. La sua “esigenza” e quella di dare la sua versione dei fatti per poi chiedere la revoca della misura e poter dedicarsi alle questioni politiche. Anche se negli ambienti giudiziari fanno sapere che sarà interrogato al più presto – la prossima settimana – par di capire che prima gli inquirenti e gli investigatori debbano sentire una serie di testimoni che ritengono importanti.

Ieri è stato convocato Rino Canavese, l’unico che si è opposto alla delibera per la concessione trentennale del terminal Rinfuse agli Spinelli, poi sarà la volta degli altri due componenti del board del porto, Giorgio Carozzi e Andrea la Mattina che nonostante l’iniziale contrarietà hanno poi cambiato idea. Anche oggi sarebbe stata fatta attività istruttoria sentendo anche altre persone. Toti dovrà quindi spiegare la mole di intercettazioni e il motivo di una serie di pratiche velocizzate e approvate, il significato di quegli incontri sullo yacht di Aldo Spinelli, il Leila Per l’accusa il loro rapporto era improntato su un “do ut des” e non a senso unico come avrebbe detto l’imprenditore sostenendo che era il Governatore che lo cercava in continuazione, senza poi aver “fatto nulla per me”, compresa la trasformazione della spiaggia di Punta dell’Olmo.

Toti darà la sua versione, come scrivono i pm, sulle “pressioni degli Spinelli” e sulle sue richieste “di una mano”. E poi su una serie di episodi che le carte dell’indagine ricostruiscono in modo opposto alla linea difensiva dell’84enne “self made man” che pian piano è arrivato al successo e anche alla presidenza del Genoa e del Livorno.

Un imprenditore che, come lui stesso ha detto, “ha dato i soldi a tutti” facendo finanziamenti a chiunque li chiedesse (pure alla Bonino e a Pannella che nemmeno conosceva). E che, come raccontano le carte, avrebbe corrotto, con soldi e altre utilità, come soggiorni a cinque stelle a Montecarlo, l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini (finito in carcere e da oggi senza più deleghe e stipendio da parte di Iren).

E che, ancora, per i suoi fini “speculativi” ha fatto pure i bonifici al Comitato Toti. Infine la Commissione Antimafia ha predisposto la convocazione dei capi delle procure di Genova Nicola Piacente e della Spezia, Antonio Patrono, titolari delle due indagini parallele che stanno provocando un terremoto nel mondo della politica anche per l’accusa, di cui non risponde Toti, di corruzione elettorale aggravata dall’agevolazione mafiosa.

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