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Israele: tank e incursori verso la battaglia in Libano. Netanyahu agli iraniani: “Presto sarete liberi”

Iran
Carro armati (Foto d’archivio)

TEL AVIV – Ammassa carri armati e incursori alla frontiera con il Libano, l’esercito israeliano. Pronto alla battaglia di terra contro gli irriducibili di Hezbollah. L’uccisione di Hassan Nasrallah “è un passo importante, ma non sarà l’ultimo”: la prossima mossa nella guerra contro Hezbollah “comincerà presto”, fa sapere Netanyahu. L’attacco è imminente. Tanto che i caschi blu di Unifil, tra cui un migliaio di italiani, sono stati “costretti” a fermare le attività di pattugliamento lungo la Linea blu, come hanno annunciato le Nazioni Unite.

Il governo di Benyamin Netanyahu, stavolta, avrebbe avvertito gli Stati Uniti, assicurando all’alleato che si tratterà di un’azione “più contenuta” di quanto inizialmente previsto (e di quella del 2006), volta a distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah che continuano a minacciare il nord di Israele con il lancio di razzi e missili. E questo mentre i jet dell’Idf continuano a martellare il Paese dei Cedri, non più solo nel sud del Libano o nella periferia di Beirut roccaforte dei miliziani sciiti: nella notte un raid ha colpito per la prima volta dall’8 ottobre il centro della capitale, distruggendo due piani di un edificio nel quartiere di Kola e uccidendo – ha rivendicato l’esercito – il leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Nadal Abdel-Alel, insieme ad altri due dirigenti della formazione.

In un attacco nel sud è invece stato ucciso il leader di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin. A Washington tuttavia l’idea che le truppe di Netanyahu entrino in Libano, seppure per un’operazione limitata, non sembra essere stata accolta di buon grado. “Sono al corrente ma vorrei che si fermassero”, ha detto il presidente Joe Biden rilanciando un appello al cessate il fuoco, mentre il Pentagono ha deciso l’invio di alcune migliaia di truppe in Medio Oriente, per lo più aerei da caccia, per rafforzare la sicurezza delle forze americane nell’area. Anche la Francia – con il neo ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot in visita a Beirut per incontrare il premier Najib Mikati e gli altri vertici dello Stato – ha invitato Israele “ad astenersi da qualsiasi incursione terrestre” e a cessare le ostilità, ed “Hezbollah a fare lo stesso”, ricordando che la proposta franco-americana lanciata all’Onu per 21 giorni di tregua “è ancora sul tavolo”.

Ma, ha avvertito Barrot, “resta poco tempo”. La pianificazione dell’operazione terrestre appare infatti già in fase avanzata: stando a fonti israeliane citate dal Wall Street Journal e da Nbc News, le forze speciali dell’Idf hanno già condotto, sia di recente che nei mesi scorsi, azioni lampo in territorio libanese, fino a entrare nei tunnel lungo al confine, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle posizioni e le capacità di Hezbollah in vista di un attacco di terra. Orfano di Nasrallah e alle prese con la successione del leader e la delicata organizzazione dei suoi funerali, Hezbollah intanto ostenta sicurezza: “Siamo pronti al corpo a corpo con i soldati israeliani se dovessero invadere il Libano”, ha avvertito il numero due del partito di Dio, Naim Qassem, assicurando che “Israele non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi”.

Anche l’Iran ha giurato vendetta: “Il sangue del martire Nasrallah accelererà la caduta del regime di Israele e dei suoi leader”, ha minacciato il generale Abdolrahim Mousavi, comandante in capo dell’esercito della Repubblica islamica. Ma il regime degli ayatollah – da mesi messo alla prova da azioni più o meno dirette di Israele senza tuttavia contrattacchi significativi – ha già anticipato che non invierà suoi militari in Libano né a Gaza: “Le nazioni della regione, così come la resistenza in Libano e Palestina, hanno forza e capacità sufficienti per difendersi”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, smentendo al tempo stesso che Teheran sia il manovratore delle milizie sciite nell’area, dagli Hezbollah in Libano, all’Iraq, allo Yemen con gli Houthi, che dopo i raid aerei di domenica su Hodeida hanno annunciato di voler intensificare i loro attacchi contro Israele.

E’ proprio ai civili iraniani che Netanyahu si è rivolto in un inconsueto video messaggio “al nobile popolo persiano”, promettendo loro che il Paese sarà “libero prima di quanto la gente pensi” e che quel giorno “i nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace”. “In ogni momento, il regime vi avvicina all’abisso”, ha aggiunto il premier israeliano assicurando ancora una volta che “non esiste un luogo in Medio Oriente che Israele non può raggiungere”.

Il Libano, intanto, già allo stremo per una profonda crisi economica e politica che dura da anni, conta oltre 1.000 morti dal giorno delle esplosioni simultanee dei cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah, e un milione di sfollati da quando si sono intensificati i raid israeliani sul suo territorio.

AGGIORNAMENTO DELLE 21,25

USA: “ATTACCO SFERRATO” – Israele sta conducendo “attualmente” operazioni di terra “limitate” contro Hezbollah nel sud del Libano, vicino al confine. Lo ha dichiarato il Dipartimento di Stato di Washington. “Ci hanno informato che stanno attualmente conducendo quelle che dicono essere operazioni limitate che hanno come obiettivo le infrastrutture di Hezbollah vicino al confine”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, riferendosi alle conversazioni tra Israele e gli Stati Uniti sull’argomento.

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