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Firenze, crollo via Mariti: targa in ricordo delle 5 vittime. Una delle vedove: “Non un incidente, ma un omicidio sul lavoro”

Foto dalla pagina FB di Francesco Casini

FIRENZE – Si è svolta stamattina, 16 febbraio 2025, la cerimonia di commemorazione, ad un anno esatto dalla tragedia, per ricordare i cinque operai morti nel crollo del cantiere Esselunga in via Mariti a Firenze, avvenuto il 16 febbraio 2024. Il ricordo degli operai Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi e Mohamed Toukabri e Taoufik Haidar, è stato salutato con un lungo applauso.

La cerimonia si è aperta con la scopertura della targa con i nomi delle vittime, alla presenza della sindaca di Firenze Sara Funaro, del consigliere comunale di Italia Viva, Francesco Casini, di molti primi cittadini dei comuni dell’area Fiorentina, e del presidente Anmil Firenze Alessandro Lari. Invitati anche i sindaci dei comuni di residenza delle vittime. Sono intervenuti tra gli altri, anche la moglie di Coclite, Simona Mattolini, i legali di alcune delle vittime e rappresentanti dei sindacati.

Un corteo silenzioso ha poi sfilato in processione accanto al cantiere dove è stata deposta una corona di alloro e si è tenuto un momento di preghiera: è intervenuto anche l’imam di Firenze Izzedin Elzir ed è stato letto un messaggio del vescovo di Firenze Gherardo Gambelli. A seguire la messa nella chiesa vicina al cantiere. “Firenze si stringe intorno ai familiari delle vittime, come lo siamo stati un anno fa continueremo a farlo sempre”, ha detto la sindaca Funaro prendendo brevemente la parola.

“Mi fa molto piacere questo momento di ricordo, l’unica cosa smettiamola di chiamarli incidenti sul lavoro, perché sono veri e propri omicidi sul lavoro”. Queste le parole di Simona Mattolini, vedova di Luigi Coclite, a margine della cerimonia. Ai giornalisti che le chiedevano del fatto che sulla proposta di legge per introdurre gli omicidi sul lavoro il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo scorso anno si era espresso in modo contrario, lei ha risposto: “Spero che al ministro non capiti mai niente del genere”.

Mattolini ha poi spiegato di non aver avuto contatti in questo anno con Esselunga: “L’unico contatto sono le email con gli sconti che mi arrivano tutti gli anni. E’ l’unico contatto con Esselunga”. “Firenze non si è mai tirata indietro e c’è sempre stata molto vicina e per questo ringraziamo – ha detto ancora -. Ci siamo sempre sentiti appoggiati e mai lasciati soli. Oggi ne è la dimostrazione”. “Sono fiduciosa nella giustizia che sta facendo un ottimo lavoro” ha anche aggiunto.

LEGALI VITTIME: “CHIEDIAMO PIU’ COLLABORAZIONE SU INDAGINI” – “Dell’indagine sul crollo di via Mariti a Firenze “sappiamo molto poco e c’è rammarico perché abbiamo appreso dalla stampa dell’iscrizione dei tre indagati. io personalmente, per sapere il numero del nuovo procedimento ho dovuto fare delle foto al cartello del sequestro. Auspicavamo naturalmente un altro tipo di collaborazione con l’autorità giudiziaria. Comprendiamo benissimo che l’indagine è complessa, che ci sono una serie di ditte, di appalti, di subappalti. Abbiamo fiducia nella magistratura ma noi auspicavamo di poter partecipare in maniera diversa a questa indagine”. Così l’avvocato Giovanni Augello, legale di Mohamed Toukabri, una delle cinque vittime nel crollo del cantiere Esselunga.

“Gli indagati sono stati iscritti dopo un anno, almeno noi abbiamo avuto notizia dopo un anno – ha aggiunto -. Sarebbe stato auspicabile che fossimo informati della questione , di tutto lo svolgimento dell’indagine. Sono indagini delicate, noi abbiamo delle famiglie, che vogliono delle risposte. Non poter dare delle risposte è una cosa veramente toccante, perché siamo davanti ad un dramma umano, a cinque vite giovani spezzate”.

Per l’avvocata Paola Santantonio, legale della famiglia Coclite, “non ci aspettavamo un’indagine velocissima, però dopo 12 mesi avere un sequestro preventivo non ce lo aspettavamo. Ce lo aspettavamo mesi fa, dopo un anno non ha senso. Del resto anche a una persona comune basta dare un’occhiata intorno al cantiere per vedere quanti ferri ci sono nelle travi, e da lì capire che fosse qualche errore c’era. Perché non fare un ingresso in cantiere dei nostri periti con i periti della procura come atto irripetibile? Non abbiamo potuto partecipare a questo ingresso con i nostri periti e quindi cominciare insieme un lavoro”.

Per Santantonio: “Dopo un anno, se io entro nel cantiere con i miei periti, lo stato dei luoghi non è più lo stesso. E quindi io adesso devo lavorare sulle carte di altri. Sarebbe stato un lavoro diverso, e anche noi avremmo potuto dare il nostro contributo”.



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