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Referendum: affluenza sotto il 30%. Quorum non raggiunto per i 5 quesiti

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha votato stamattina a Sesto Fiorentino (foto dai suoi social)

ROMA – Si attesterebbe sotto il 30% la percentuale di affluenza al voto per i 5 referendum su cittadinanza e lavoro sui quali gli italiani erano stati chiamati ad esprimersi domenica 8 giugno e lunedì 9 fino alle 15.

Per il momento è del 28,53 per cento la quota di elettori che hanno votato. Il livello è relativo a 14.155 sezioni su 61.591 seggi, in tutta Italia. L’indicazione è della piattaforma Eligendo del sito internet del Viminale. In attesa del dato definitivo sull’affluenza, in tutt’Italia, la tendenza indica che il referendum non ha raggiunto la quota indicata dalla legge.

Si ricorda che si è votato anche nei 13 Comuni sopra i 15mila abitanti per i ballottaggi e nei 7 Comuni al primo turno in Sardegna. Alla chiusura di ieri sera, alle 23, l’affluenza registrata è stata del 22,73 per cento.

AGGIORNAMENTO DELLE 17,10

LANDINI – “In questi mesi abbiamo realizzato un lavoro particolarmente significativo, sappiamo che 14 milioni di italiani sono andati alle urne, e questo è un dato importante, è un punto di partenza”.

Così il segretario Cgil Maurizio Landini in conferenza stampa commentando i risultati del referendum. “Sapevamo perfettamente che non era una passeggiata – ammette – L’abbiamo fatto perché pensiamo che oggi estendere e tutelare il lavoro non sono due cose tra loro diverse ma sono lo stesso problema e per questo consideriamo l’esperienza svolta molto importante”.

LUPI – “Maurizio Landini, Elly Schlein ed una parte della sinistra hanno voluto politicizzare il referendum e ne escono sconfitti, al contrario del governo e del centrodestra, sicuramente rafforzati dal voto. Un effetto boomerang. E la soglia di partecipazione così bassa impone una riflessione sull’uso, e l’abuso, dello strumento referendario, che è importante e non può essere svilito. Per questo presenteremo una proposta di legge per aumentare ad un milione il numero di firme necessarie per promuovere un referendum”. Lo afferma il presidente di Noi Moderati. Maurizio Lupi.

“Una modifica resa ancor più necessaria – aggiunge – dalla possibilità di raccogliere firme online, che ha velocizzato e facilitato le procedure. E soprattutto serve una riflessione interna alla politica: non si possono utilizzare i referendum per contarsi, come se fossero dei congressi. Temi come il lavoro e la cittadinanza sono importanti e vanno affrontati in Parlamento, con un confronto serio e con una visione. Se avessero vinto i sì, ci sarebbero state serie ripercussioni economiche e l’Italia sarebbe tornata a venti anni fa”.

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