La Toscana “scuote” i 5Stelle. Giani si sente libero dal patto con la Taverna. E l’Appendino: “Non schiacciati sul Pd”

ROMA – Eugenio Giani, vero e praticamente unico vincitore delle elezioni in Toscana, dà l’impressione di non voler sottostare al “patto capestro” con i 5 Stelle, voluto da Paola Taverna. Capace di imporre il no all’aeroporto di Firenze, all’inceneritore e a tutto quello che riguarda, in sostanza, lo sviluppo della Toscana. Un patto rivelatosi solo un pezzo di carta alla luce del voto: col calo clamoroso dei consensi dal 7% al 4%, del M5s.
Potrebbero essersi accorti anche nelle stanze romane del M5S che qualcosa si è rotto col Pd. Ravvivando un dibattito che, dalla Costituente di fine 2024, si era un po’ spento, con l’estromissione di Beppe Grillo e la fine del duello col presidente Giuseppe Conte. Il tema, appunto, è il rapporto col Pd. Nessuno mette in discussione che, per sconfiggere il centrodestra, il campo largo sia necessario. Ma nell’ultima riunione dei parlamentari, la deputata Chiara Appendino ha criticato l’atteggiamento del M5s, giudicandolo troppo schiacciato sulle posizioni dell’alleato.
“C’è stato un dibattito interno, come si fa sempre – ha ammesso il capogruppo del M5s alla Camera, Riccardo Ricciardi – ma nessuna drammatizzazione. Il dibattito non finisce mai, facciamo un’assemblea ogni settimana”. La presidente della Sardegna, Alessandra Todde (M5s), ha rassicurato: nessun rischio scissione. “Abbiamo già dato”, ha detto, riferendosi all’addio nel 2022 della truppa guidata da Luigi Di Maio. Epperò la questione c’è.
“Appendino poneva un tema di postura, di come si sta in un’alleanza – ha raccontato la deputata Vittoria Baldino – Ha parlato di quello che è successo in Toscana. Io sono d’accordo con la strada intrapresa dal M5s in Toscana, ma sono d’accordo con lei: bisognerebbe parlare e capire con quale postura stare all’interno di un’alleanza”.
Le regionali stanno rappresentando un test interno di gradimento della strategia delle alleanze. Il voto di domenica e lunedì scorsi in Toscana non è stato indolore: il M5s ha sostenuto il governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, dopo avergli fatto opposizione per cinque anni. Per la presidente Todde, “il progetto è paradossalmente rafforzato: noi abbiamo deciso a livello nazionale di riuscire ad andare insieme al resto del centrosinistra in tutte le regioni, Marche e Toscana. Lo faremo in Puglia e ovviamente in Campania. Quel che conta è il progetto che si costruisce. Questo non vuol dire essere subordinati o succubi delle politiche di qualcun altro”.
Ma nel M5s i distinguo non mancano. Quando ha alzato il dito, Appendino ha anche alluso alla possibilità di dimettersi dal ruolo di vicepresidente del partito. “Non c’è stata alcuna minaccia”, ha chiarito il capogruppo Ricciardi. Nessuna minaccia, ma Appendino è uscita dal coro. E il controcanto potrebbe crescere.
“Queste sue osservazioni, pur giuste, stonano – commentava in Transatlantico un big del M5s – In Toscana c’è chi ha criticato Giani proprio perché ha accolto le nostre richieste nel programma. E poi, mentre c’era chi parlava di sudditanza del M5s al Pd, in Parlamento stavamo portando avanti la nostra posizione su un tema importante, come il memorandum sulla Libia, presentando una nostra mozione”.
Il prossimo appuntamento con le regionali è per novembre, quando andranno al voto Puglia, Veneto e Campania. Il campo largo è ovunque. E in Campania il candidato governatore è Roberto Fico, già presidente della Camera, esponente del M5s. L’apripista dell’alleanza in regione è stato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: “Se vogliamo incidere nelle scelte e nelle politiche – ha detto – bisogna stare insieme e non credo che il dibattito interno al M5s avrà una conseguenza sul quadro nazionale”. Ma in Toscana la situazione non è quella di prima del voto. Giani fa capire di sentirsi “libero”. Anche dal patto Taverna.
