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Papa Francesco: appello ai potenti per la dignità del lavoro

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Papa Francesco in visita in Molise, terra fortemente segnata dalla disoccupazione, ha lanciato un messaggio significativo ai governanti italiani, europei e al mondo: «Lavorare dà dignità. Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità» E ha ripetuto: «Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla e la dà il lavoro».
Il Papa dunque ripropone con forza e con tutta la sua autorevolezza il problema della dignità del lavoro, della disoccupazione che è sempre all’ordine del giorno. Come risponderanno i potenti all’accorato appello di Francesco? Vediamo intanto la situazione in Italia, in Germania e negli Usa.

ITALIA– La disoccupazione a maggio in Italia torna a salire al 12,6% spinta dalle donne in cerca di lavoro, sempre più numerose. Il tasso supera infatti il 12,5% di aprile e il 12,1% di maggio 2013 e si riavvicina al record storico toccato a gennaio e febbraio (12,7%), secondo le stime provvisorie dell’Istat. A pesare è la crescita delle disoccupate, che toccano il livello record del 13,8%, il più alto dall’inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e dal secondo trimestre 2000. La disoccupazione giovanile è al 43%, in leggera frenata rispetto al mese precedente (-0,3 punti) ma comunque oltre ogni livello di guardia. Sono 700 mila i ragazzi tra i 15 e i 24 anni che inviano curriculum e fanno colloqui in attesa di un posto che non c’è, 64 mila in più rispetto a un anno fa.

ISTAT – Tra gli ultimi dati Istat c’è però anche qualche segnale positivo, secondo l’Ufficio studi Confcommercio, che indica ad esempio la crescita degli occupati di 52 mila unità rispetto ad aprile. La tendenza al ribasso dell’occupazione ”sembra superata”, ma ”il riassorbimento della disoccupazione è comunque ancora lontano da venire”, osserva il centro studi. Sono più pessimisti i sindacati, che invocano politiche per la crescita e risposte sugli ammortizzatori sociali in deroga.

CONSUMI – Permangono notevoli difficoltà per la ripresa dei consumi, nonostante un piccolo segnale positivo in questo mese. La crescita è sempre rallentata, nonostante ci si aspettasse il benefico riflesso degli 80 € in busta paga. A maggio però l’indicatore per i consumi della Confcommercio (Icc) aveva segnalato una diminuzione dello 0,7% su base tendenziale e dello 0,3% su base congiunturale. Un dato che, «unito al contenuto regresso della media mobile a tre mesi corretta dai fattori stagionali», osserva l’ufficio studi della confederazione, «evidenzia come le misure di alleggerimento del carico fiscale attuate fino ad oggi appaiano insufficienti a ridare slancio alla domanda delle famiglie che stenta ancora ad avviarsi su un reale sentiero di crescita».

 GIOVANIGaranzia giovani. Anche questo piano, sul quale il Governo faceva pieno affidamento, per ora non è decollato molto, anche per la scarsa efficienza di molte regioni. Ogni settimana sul sito garanziagiovani  (di non agevole accesso, forse per le troppe consultazioni) è pubblicato un report complessivo sulle registrazioni dei giovani, sulle adesioni delle imprese e, da ultimo, anche sulle principali iniziative delle Regioni. Per i suoi obiettivi e per il modello di intervento, Garanzia Giovani è un`occasione importante per segnare una svolta nel funzionamento delle politiche attive per il lavoro, ma occorre per questo che tutti gli attori del piano siano all’altezza.

GERMANIA – In Germania si è conclusa la battaglia per il salario minimo. La battaglia è durata fino all’ultimo minuto, tra le imprese e le lobby che hanno tentato di allargare le maglie del salario minimo e i sindacati che hanno cercato di garantire al contrario l’aumento a tutti – o quasi – a 8,50 euro l’ora. La legge sarà approvata dal Bundestag ed entrerà in vigore dal 2015 ma nel frattempo, il «Mindestlohn» ha anche creato tensioni nella Grande coalizione. Il parlamentare della Cdu Peter Ramsauer, minacciando il proprio voto contrario e quello di altri colleghi di partito, ha sostenuto che «il provvedimento va nella direzione sbagliata», mentre il capogruppo della Spd Thomas Oppermann l’ha difesa come una «riforma storica» che «significherà un grande passo verso una maggiore equità sociale».
Ben 3,7 milioni di persone godranno del beneficio di una busta paga con un minimo garantito, e tutto ciò costerà quasi dieci miliardi di euro ai datori di lavoro. I sindacati sono sul piede di guerra, mentre forti dubbi riguardano anzitutto la cifra: gli 8,50 euro per alcuni sono una cifra alta, decisa a tavolino senza criteri scientifici. Per altri il salario minimo potrebbe portare addirittura alla perdita di molti posti di lavoro in Germania (nelle stime più pessimistiche anche un milione) nei prossimi anni. Un altro rischio è che si impenni l’immigrazione dall’est europeo, in particolare dalla Bulgaria e dalla Romania «dove il salario minimo è da un euro all’ora».

USA – Negli Stati Uniti invece il lavoro è ripartito:a giugno sono stati creati 288mila nuovi posti. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1%. Il rapporto sull’occupazione mette tuttavia in evidenza che soltanto il 62,8% degli americani è occupato o in cerca di lavoro, percentuale che si conferma ai minimi da 30 anni. La creazione di nuovi posti, inoltre, è trainata dai settori con retribuzioni inferiori. Nel dettaglio, il retail ha creato 40mila posti e il turismo 39mila, mentre il settore manifatturiero si è fermato a 16mila e le costruzioni a 6mila. La retribuzione media nel settore privato è salita di sei centesimi a 24,45 dollari, il 2% in più rispetto a un anno fa.

Come si vede negli altri paesi qualche prospettiva di crescita, di aumento dell’impiego e dell’occupazione esiste. In Italia ancora non se ne vedono concreti segnali, e non ci resta che confidare nel forte auspicio di Papa Francesco più che nell’impegno e la buona stella di Renzi.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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