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Alcide De Gasperi, l’uomo della ricostruzione nazionale

Alcide De Gasperi (1881-1954)
Alcide De Gasperi (1881-1954)

Erano le 2 del mattino del 19 agosto del 1954, 60 anni fa: a Sella di Valsugana, nel Trentino, moriva Alcide De Gasperi, colpito dall’ennesimo attacco d’asma, culmine di una malattia che lo aveva tormentato negli ultimi due anni della sua vita, non impedendogli però di portare a termine tutti i suoi impegni politici interni ed internazionali. ”È stato un grande uomo, un buon cristiano”, commentò Pio XII nell’apprendere la notizia. Mentre in uno dei primi telegrammi di cordoglio, quello di Palmiro Togliatti, i comunisti italiani sottolineavano che il leader democristiano si era sempre ispirato nella sua azione politica alla ”buona fede” e al ”personale disinteresse”.

DE GASPERI – Al di là dei giudizi storici e morali, Alcide De Gasperi resterà comunque uno dei più grandi statisti italiani, l’uomo a cui si legano gli anni della ricostruzione dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Dopo aver esercitato una rigida opposizione al governo fascista, finita la guerra e tornata la democrazia in Italia, assume l’incarico di ministro degli Esteri nel secondo governo Bonomi e in quello guidato da Ferruccio Parri. De Gasperi diventa così l’interlocutore privilegiato degli Alleati e inizia quell’opera diplomatica, che proseguirà nel dopoguerra anche come presidente del Consiglio, tesa ad evitare all’Italia condizioni di pace troppo pesanti. Già il 22 agosto del 1945, De Gasperi scrive al segretario di Stato americano Byrnes, sottolineando che le condizioni di pace oltre certi limiti non sarebbero state accettate dal nostro Paese, con un pericolo di instabilità in Europa e nell’area mediterranea, che avrebbe comportato rischi per tutto il mondo. Ma le sue parole e le sue iniziative non possono cancellare la necessità di affrontare quello che non esita a definire ”il Calvario della pace”, che trova la sua tappa fondamentale il 10 agosto del 1946, con l’intervento alla Conferenza di Parigi.

GRUBER – Dopo la missione a Parigi, grazie all’accordo con il ministro degli Esteri Gruber, nel settembre del 1946, l’Austria riconosce il confine italiano del Brennero, mentre l’Italia si impegna a concedere autonomia amministrativa all’Alto Adige e uguaglianza di diritti alla minoranza di lingua tedesca. Per il resto, in base al Trattato di pace firmato l’anno dopo nella capitale francese, il nostro Paese cede alla Francia Briga e Tenda a la zona del Moncenisio; alla Jugoslavia quasi tutta l’Istria e gran parte della Venezia Giulia; alla Grecia l’isola di Rodi e il Dodecanneso. Viene inoltre creato il ”territorio libero di Trieste” e l’Italia rinuncia ad Albania, Eritrea, Somalia e Libia.

EUROPA – Ma De Gasperi lavora anche per l’unità del Vecchio continente e con Konrad Adenauer, Jean Monnet e Robert Schuman è considerato tra i padri fondatori dell’Europa unita. Il nostro Paese aderisce così alla Ceca (Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio), creata con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951. L’11 maggio del 1954 lo statista trentino fu eletto all’unanimità primo presidente dell’Assemblea del nuovo organismo europeo. De Gasperi si batte poi con grande vigore per la nascita della Ced, la Comunità europea di Difesa istituita dagli stessi Paesi della Ceca il 27 maggio del 1952. Un progetto che per lo statista italiano diventa una ”spina”, viste le difficoltà che si registrarono nella sua evoluzione e che infatti fallì in seguito alla mancata ratifica della Francia alla fine di agosto del 1954.

RICOSTRUZIONE – Uomo della ricostruzione, il leader democristiano è presidente del Consiglio alla guida di 8 governi diversi: dall’11 dicembre 1945 al 16 agosto del 1953. I primi tre con l’appoggio dei partiti che si erano ritrovati uniti nel Cln, comunisti e socialisti compresi; gli altri con formule centriste che ruotano naturalmente intorno alla Dc. In Italia con lui cominciano ad agire i governi che porteranno alla ricostruzione e al periodo del miracolo economico, che hanno garantito pace, sviluppo, prosperità, giustizia sociale. Allora furono al Governo in successione uomini come De Gasperi, Fanfani, Andreotti, avevamo politici come Togliatti, Saragat, Malagodi e anche questo contribuisce a spiegare come mai l’Italia era percorsa da un entusiasmo e da una voglia di rinascere. Il popolo italiano sopportava sacrifici e s’impegnava per far progredire il Paese, sull’esempio dei suoi governanti.

Che differenza con la situazione odierna! Allora l’Italia era affidata a politici capaci, motivati e disinteressati. La Costituente vedeva impegnati Dossetti, La Pira, Taviani, Togliatti, Di Vittorio, Giolitti, Amadei, Mancini. Adesso la Costituzione è nelle mani di Boschi, Finocchiaro, Calderoli, mentre al governo ci sono Renzi, Alfano e Poletti. Ma anche in Europa siamo passati dai De Gasperi, Adenauer, Monnet, Schuman alla Merkel, Van Rompuy e Hollande. E questo contribuisce a spiegare perché ci troviamo in cattive acque.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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