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Expo 2015, lavori in ritardo: scatta ‘camouflage’, operazione per coprire i padiglioni non finiti il 1° maggio

Padiglione Italia
Padiglione Italia

MILANO – I lavori di completamento per i padiglioni per l’Expo sono in netto ritardo, ma il commissario Giuseppe Sala assicura che “le opere saranno pronte al 90 per cento; all’apertura potrebbero non essere pronti tre o quattro padiglioni, non è un problema”. Ma in realtà alla data odierna, il sito che mostra in diretta lo stato di avanzamento dei  lavori ci dice che soltanto il 9% sono conclusi, il 6% è alle prese con verifiche amministrativo-contabili, il 6% in corso di collaudo, e addirittura il 76% in corso d’opera. Vuol dire che, a un mese dall’apertura, 3 opere su 4 non sono completate.

RIMEDIO: IL CAMOUFLAGE – Di questo passo, al momento dell’inaugurazione, per nascondere ai visitatori i padiglioni ancora bisognosi di adattamenti sarà messa in piedi l’ “operazione camouflage”, che prevede l’apposizione di 11 mila metri quadrati di quinte per nascondere ai visitatori le opere incomplete. E sicuramente il percorso guidato il giorno dell’inaugurazione comprenderà soltanto le aree ultimate. Si, avete capito bene. Prevedendo che molti lavori non sarebbero finiti in tempo per il primo maggio gli organizzatori – e presumiamo che il Governo ne sia a conoscenza –  hanno ideato un sistema che però costa. Naturalmente soldi pubblici. L’appalto per il «camouflage» è stato chiuso il 26 marzo. Prevede uno stanziamento di 2 milioni 685 mila e 200 euro per la messa in opera degli «Exthernal exhibition elements». Forse il termine inglese dovrebbe coprire l’inghippo. Da Expo minimizzano: «Vogliamo nascondere solo alcune parti tecniche e alcune strutture nell’area perimetrale del sito ma che non ne fanno parte…».

LAVORI – Nell’area di Expo si lavora a pieno ritmo. Gli oltre 5 mila operai lavorano su tre turni, in quello notturno alla luce di fotoelettriche attaccate a generatori, visto che gli allacciamenti alla rete elettrica ancora non sono completati, come non c’è l’acqua, né le fognature. I padiglioni esteri completati non sono più di una decina. Preoccupante risulta anche la condizione di Palazzo Italia, in questi giorni al centro di un’inchiesta della magistratura fiorentina. Sia Palazzo Italia, cuore dell’esposizione, sia il Cardo, sede delle eccellenze Regionali, sono indietro. Dopo l’edificazione, tutte le strutture, compresi i 200 ristoranti, dovranno essere allestite, rese agibili e collaudate.

ITALIA – Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario per il Padiglione Italia, rassicura: «Il primo maggio apriremo tutto. Anche l’Albero della vita è a buon punto, sarà pronto in una ventina di giorni. Stiamo andando avanti bene. Ci sono tanti operai al lavoro anche sul Cardo Sud». Ma a complicare i piani resta il fatto che l’impresa costruttrice è Italiana Costruzioni, finita nel mirino dei magistrati fiorentini nell’ambito dell’inchiesta Grandi Opere. E’ ben vero che tutti hanno affermato che le indagini non interferiranno sui lavori, ma in altri casi è successo l’opposto.

STRANIERI – Neppure i padiglioni stranieri sono in avanzato stadio di realizzazione. Molti paesi che hanno deciso di costruire autonomamente il proprio padiglione sono in enorme ritardo, come gli olandesi (che hanno aderito ad Expo solo a dicembre) i russi e i turchi.

Dunque un quadro generale che contrasta con l’ottimismo di Renzi. Il premier ha puntato molto sul successo dell’esposizione, che deve costituire la vetrina dell’Italia rilanciata. Oltre alle minacce di manifestazioni e contestazione da parte degli antagonisti nel giorno dell’inaugurazione, altre incognite si profilano. Naturalmente l’augurio è che si dissipino dubbi e incertezze e si riesca a procedere spediti. 

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