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Assemblea Pd: Renzi, ho sbagliato nel politicizzare il referendum, abbiamo perso nel sud e fra i giovani

ROMA – L’Assemblea Pd è iniziata con la diffusione di La prima Repubblica, colonna sonora di Quo vado, l’ultimo film di Zalone. Non l’abbiamo messa a caso, ha detto Matteo Renzi, stiamo tornando alla Prima Repubblica: «Eravamo a un passo dalla Terza Repubblica e sembra che siamo tornati alla Prima, senza a volte la qualità della Prima».

Quanto al referendum ammette: «Non abbiamo perso, abbiamo straperso.  E chi fa giri pindarici per dire che abbiamo preso un sacco di voti dice la verità, ma non dice che il 41% è una sconfitta netta. Sognavo di prendere 13 milioni di voti, ne abbiamo presi 13 e mezzo ma la straordinaria partecipazione ha portato a non far bastare quei 13 milioni e mezzo di voti». Quindi sembra che a giudizio dell’ex premier la grande partecipazione popolare non sia un pregio, ma un difetto perché alle urne dovrebbero recarsi solo i cittadini a lui favorevoli…

In particolare, ha spiegato, il Sì ha perso al Sud e tra i più giovani. Al Sud, ha detto Renzi, «il nostro approccio non è stato disinteresse ma abbiamo pensato fosse sufficiente una politica di investimenti senza pensare a un coinvolgimento vero. Ci siamo stati ma abbiamo avuto un approccio troppo centrato sul notabilato e non sulle forze vive della comunità del Sud».  «Le nostre riforme non puzzano e restano», ha detto Renzi, riferimento implicito alle dichiarazioni di Massimo D’Alema, pur senza citare l’ex premier. Renzi ha citato alcune riforme del suo governo e si è rivolto al futuro, dicendo che «la politica non è denuncia, è cambiamento».

«L’errore principale non è nemmeno la personalizzazione. Se il 59% è un voto politico, il 41 non è il voto dei giovani costituzionalisti. Il mio errore è stato non aver capito che il valore del referendum era nella politicizzazione, non nella la personalizzazione. Ma allora il 41% è il partito più forte che c’è in Italia e l’unica speranza», ha detto Renzi.

In platea si nota la presenza dei ministri Andrea Orlando e Claudio De Vincenti, oltre che dello stato maggiore del Nazareno, da Matteo Orfini a Ettore Rosato. In forze anche la minoranza, con Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Davide Zoggia.

Quanto alle proposte che il segretario farà al termine della relazione sembra allontanarsi l’ipotesi di un Renzi dimissionario per favorire l’anticipo della fase congressuale: in molti si aspettano una relazione in cui si sottolinea l’importanza del passaggio politico che si sta attraversando e quella di approfittare della crisi M5s per andare ad elezioni nel più breve tempo possibile.

ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO

assemebles. pd, renzi, Roma


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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