Il Gattopardo del 2013
Nel romanzo “Il Gattopardo” si racconta che Don Ciccio Tumeo, organista della Chiesa Madre di Donnafugata e compagno di caccia del Principe di Salina, sostiene di aver votato “No” al plebiscito sull’annessione al Regno sabaudo. Ma allo scrutinio del suo seggio era invece sorprendentemente emerso che tutti gli elettori avevano votato “Sì”. Così andavano le cose in Italia. Andavano? Si dovrebbe forse dire continuano ad andare. Anche ai tempi dell’attuale Repubblica gli Italiani ne hanno fatto esperienza.
Coloro che votavano per il Partito Comunista per la convinzione che si sarebbe fatta una sorta di rivoluzione si sono poi accorti di aver alla fine lavorato per il “compromesso storico”. Buona parte di chi sceglieva la Democrazia Cristiana, perché la considerava un baluardo della moderazione, ha invece dovuto accettare gli “equilibri più avanzati” e le aperture a sinistra. Non parliamo poi di chi ha votato per i nuovi partiti della cosiddetta Seconda Repubblica perché annunciavano il rinnovamento del costume politico e/o la fine delle inefficienze: si è risvegliato peggio (assai peggio) di prima. Chi ha scelto Berlusconi nel 1994 si è ritrovato Dini.Chi ha votato per Prodi nel 1996 ha avuto ben presto D’Alema e Amato. Chi ha infine eletto Berlusconi nel 2008 si è ritrovato Monti.
Insomma a Don Ciccio Tumeo il voto fu sostituito nell’urna. Agli Italiani della Repubblica è stato manomesso dai padroni della politica. A ben vedere si ha anche oggi la sensazione, e forse anche qualcosa che si avvicina alla certezza, di vivere in una democrazia dimezzata. In essa il corpo elettorale non è il depositario ultimo ed originario del potere, bensì solo uno strumento per conquistare, consolidare e mantenere la supremazia.
E tuttavia votare bisogna, altrimenti si rinuncia in partenza a quel diritto, che dovremmo saper sempre reclamare, di essere rappresentati da qualcuno che conformi il proprio comportamento agli impegni assunti prima delle elezioni.
L’offerta non è eclatante, ma questo qualcuno proviamo a cercarlo oggi o domani.
Paolo Padoin
I mutamenti di governo in corso della legislatura, evocati dal centurione, si riferiscono in sostanza a due interventi di due Presidenti della Repubblica. Scalfaro e Napolitano, con motivazioni e in situazioni diverse, hanno disatteso la volontà degli elettori, non restituendo la parola al popolo sovrano, officiando due tecnici, uno già in politica, l’altro salito in politica tradendo la fiducia degli italiani. Anche su questo bisogna riflettere.