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L'orchestra al lavoro sotto la direzione di Zubin Mehta

Maggio, Cgil choc: «Licenziare? Prima eliminiamo le anomalie nell’orchestra»

L'orchestra al lavoro sotto la direzione di Zubin Mehta
L’orchestra al lavoro sotto la direzione di Zubin Mehta

FIRENZE – «E’ possibile, mentre affermano di voler chiudere il ballo e la scenografia, che l’utilizzo medio della nostra orchestra due anni fa fosse come se 25/30 professori di orchestra non avessero mai messo piede in teatro pur venendo retribuiti regolarmente? E’ ancora possibile, come nell’ultimo Viaggio a Reims (l’opera di Gioacchino Rossini, ndr), non mi ricordo se 17 o più fossero ‘a disposizione’ ma di fatto non lo fossero, per cui sono stati sostituiti da contratti a termine? E’ ancora possibile vedere le stesse sedie e gli stessi leggii occupati da persone diverse tra pezzi diversi perché così le indennità coprono più persone? E potrei andare avanti…» Anche no, grazie, fa già abbastanza impressione così quanto postato questa mattina dallo storico rappresentante Cgil del lavoratori del teatro del Maggio Musicale Fiorentino Paolo Aglietti.

Però via, invece, vada avanti: «Qui la situazione è tale – spiega Aglietti al telefono  che bisogna evitare sia il rischio di tagliare con l’accetta, sia quello che tutto rimanga come è adesso. La durata temporale del commissariamento, infatti, è limitata a sei mesi più sei. Dopo si reinsedierà il consiglio di amministrazione con i rappresentanti, tra l’altro, dei soliti tre enti locali che ieri hanno incontrato i sindacati: Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Regione Toscana. Bisogna cambiare mentalità e impostazione, cosa che non è avvenuta nel momento del passaggio da ente lirico a fondazione. Siamo tutti rimasti alla vecchia mentalità dell’ente pubblico per cui alla fine c’era sempre qualcuno che ripianava. Non è più così, anche se l’assetto delle nostre fondazioni è di fatto una finzione giuridica. Mi spiego meglio: le nostre fondazioni lavorano per l’80% almeno con fondi pubblici che arrivano dai tre enti rappresentanti in cda che citavo poco fa. Il nodo è lì, e riguarda tutte le fondazioni liriche italiane. In Italia si è scelto di procedere a un impianto riformatore dei teatri con un assetto di un certo tipo, ma in perfetta assenza di una cultura mecenatistica. Riformulare quel modello, oggi, comporta il rischio di buttar via il bambino con l’acqua sporca».

Ciò premesso, secondo Aglietti il cambiamento di mentalità va compiuto e alla svelta: «Nessuno può oggi ritenersi intoccabile, al di là di qualunque promessa. Tra l’altro mi pare che qui si intenda procedere verso la costituzione di complessi autonomi, il che potrebbe favorire un assetto diverso. Non si può continuare ad assistere a una media di utilizzo dell’orchestra che negli ultimi anni era del 50%, tra alternanze e tutto. Senza voler additare nessuno eh, perché una parte di sottoutilizzo è fisiologica e legata alle scelte artistiche. Chiaro che se abbiamo in cartellone una partitura per 40 elementi e un complesso artistico di 90, in 50 restano fermi. Accade in tutte le orchestre, ma mica così a questi livelli. Non solo: anche all’interno del teatro fiorentino a quei livelli non avviene lo stesso per nessun altro complesso artistico. Perciò stamani ho scritto che a mio avviso dobbiamo cambiare anche noi lavoratori». Anche se c’è un ‘ma’ bello grosso: «Ovvio – specifica sempre Aglietti – se poi mancano le risorse per produrre questa diviene solo un’affermazione etica di principio. Inutile».

Proprio nelle ore in cui i sindacati sono chiamati a elaborare una nuova piattaforma di ridimensionamento dei costi in grado, contemporaneamente, sia di raggiungere la soglia di risparmio di 3,5 milioni chiesta dal commissario straordinario del teatro Francesco Bianchi che di scongiurare i licenziamenti e i tagli, in questo outing con poche, pochissime riserve il ragionamento di Aglietti dunque è: se sacrifici vanno fatti, iniziamo a razionalizzare da dove c’è materia grassa piuttosto che amputare i muscoli del laboratorio di scenografia e corpo di ballo. Non fa una piega. “La salvezza delle Fondazioni, al di là delle sirene che cantano, riguarda tutti, anche coloro a cui viene promesso di essere fuori dai processi di ridimensionamento. Il modello che hanno in testa – scrive l’esponente della Cgil dal suo profilo Facebook – non prevede, alla fine, né masse stabili, né rapporti di lavoro subordinato. Ma ci sono alcune domande che riguardano noi, indipendentemente dalle scelte che altri compiranno”.

Nessuna volontà di dar la croce addosso a nessuno, si afferma: «Porsi queste domande – si legge ancora sulla bacheca Facebook di Aglietti – non significa individuare colpevoli; non significa intaccare meccanismi di funzionamento tipo riposi ed alternanze che esistono in tutte le orchestre, bensì provare a ricondurre a normalità cose che non lo sono. […] Possiamo provare a riportare valore del lavoro nella Fondazione invece di discutere soltanto dei morti che facciamo. Questo è un tema che riguarda tutti e tutti i settori del teatro: è un tema economico ed etico».

Maggio Musicale

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