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Professione pilota, diario di bordo dal C130

Professione pilota militare. Ospitiamo con piacere la testimonianza del generale di brigata aerea (r.) Franco Giuri, pilota dei C130 della nostra Aeronautica e per tanti anni in servizio presso la 46ª Brigata Aerea di Pisa, di cui è stato anche Comandante.

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C130 46ª Brigata Aerea
Un C130 della 46ª Brigata Aerea di Pisa

L’avventura in Aeronautica iniziò per me in una lontana estate fa presso la Scuola di Volo di Lecce, quando allievo della 1^ Classe dell’Accademia ho cominciato a cimentarmi con caschi, maschere d’ossigeno, giubbetti di salvataggio, tute anti-G, seggiolini eiettabili. Ma soprattutto con il mio primo velivolo a reazione: l’Aermacchi MB-326, precursore del 339 con cui oggi vola la Pattuglia Acrobatica Nazionale.

Sfrecciando a bassa quota nel volo a vista era possibile, in meno di mezz’ora, circumnavigare l’intera penisola Salentina, riempiendoti gli occhi di paesaggi e colori difficili da descrivere: scogliere, spiagge, insenature, porticcioli, paesetti che ti restavano più nel cuore che nella mente.

La terza dimensione

Nel volo acrobatico cominciai poi a prendere confidenza con la terza dimensione: non più soltanto destra o sinistra, ma anche basso ed alto, in vertiginose affondate e ripide risalite, nella più assoluta libertà di movimento, con l’orizzonte, la terra ed il cielo che ti danzavano intorno scambiandosi continuamente di posizione. Altre tappe miliari di questo iniziale cammino addestrativo sono state le prime missioni da solista, sia di giorno che di notte. In questi primi voli, la consapevolezza di essere per aria da solo con te stesso, ti dà una sensazione unica e profonda che ti pervade e responsabilizza in quanto sai che non c’è nessuno pronto a correggerti negli errori e che, soprattutto di notte, ti porta a voltarti indietro per verificare che il posto dell’istruttore sia veramente vuoto.

Contro i fulmini

Sempre più ti gratifica poi l’essere in grado di condurre il tuo velivolo in tutte le condizioni meteorologiche: verso albe dai colori tenui e delicati, tramonti infuocati, in cieli tersi e cristallini, ma anche in mezzo a nuvole opprimenti e temporalesche, nel mezzo di intense grandinate o fitte nebbie, con fulmini fragorosi che ti guizzano tutto intorno e che qualche volta ti colpiscono lasciandoti accecato per lunghi momenti e nell’angosciosa impossibilità di verificare gli eventuali, probabili danni al velivolo. I vecchi istruttori di volo in queste circostanze raccomandavano di «chiudere un occhio». Non nel senso metaforico di passarci sopra, ma in quello reale, in quanto l’occhio chiuso non resta abbagliato.

Condizioni avverse

Mi sono ritrovato, negli anni passati alla 46ª Brigata Aerea di Pisa, a mettere le ruote su una polverosa pista in mezzo al Sahara o nel cuore della Somalia o dell’Etiopia. Su un minuscolo aeroporto sperduto nella fitta foresta di Timor Est o del Mozambico o sui ghiacci dell’Antartide. In condizioni estreme dal punto geografico ambientale e rese spesso critiche da guerre e sommovimenti sociali. Come pure il compito di di portare a termine complesse operazioni di aviolancio sia di uomini che di materiali: le popolazioni del Kurdistan iracheno ad esempio, isolate dalla truppe di Saddam Hussein sui loro monti, le abbiamo rifornite in questa maniera di cibo e generi di sopravvivenza. Missioni di ricerca e soccorso in mare di naufraghi, anche in ambiente oceanico. Interventi per lo spegnimento di incendi boschivi, da effettuare contemperando la necessità di intervenire con efficacia e rapidità con la presenza di ostacoli e rischi che non hai avuto il tempo di studiare a tavolino.

In volo notturno

Operazioni notturne in territorio pericoloso condotte con visori notturni. Come nel caso dei voli condotti nei cieli afghani a più di 12.000 metri di altezza, nel buio più assoluto. Sotto di te soltanto il tenue chiarore della neve che ricopre quelle che sono fra le montagne più alte della terra, e sopra di te il miracolo di un cielo traboccante di luci, di corpi celesti, di comete e di quelle che noi non addetti ai lavori definiamo genericamente stelle cadenti. Uno spettacolo che ti riempie il cuore e la mente e che staresti a contemplare per tutta al notte, ma da cui ti devi distaccare presto in quanto la tua missione di volo va avanti, e laggiù, in un buio e sperduto aeroporto, c’è qualcuno che ha estremo bisogno di ciò che hai a bordo o necessita di essere rapidamente trasportato verso un ospedale, verso le cure, verso la vita.

Le emozioni del cuore

46ª Brigata Aerea

Le ore di volo lasciano il segno, ma ancora di più restano nella memoria le esperienze umane, nel bene e nel male. Quando il cuore è più forte del cervello. Da essere vicino alla disperazione e allo smarrimento di migliaia di individui che nel 1985 sono stati raccolti nelle desolate pianure di Etiopia e Somalia – rese invivibili dalle lunghe carestie – e trasportati con un ponte aereo verso i campi di assistenza allestiti dalle Nazioni Unite. Come pure i grandi occhi di un bimbo color cioccolata che ti prende la mano e te la tiene stretta per tutta la durata di una visita all’orfanatrofio di Asmara, durante un’operazione Onu a seguito della guerra scoppiata nel 2000 tra Etiopia ed Eritrea.Dall’intima soddisfazione di riportare alla gioia ed all’affetto dei suoi cari un connazionale salvato o liberato dopo un lungo sequestro, alla profonda amarezza di quando ad altri parenti non puoi che riportare una bara avvolta nella bandiera.

Il tricolore più grande del mondo

In mezzo a tante emozioni, anche eventi gioiosi. Come l’operazione «Colombus 92», quando in occasione dei 500 anni dalla scoperta dell’America, la Pattuglia Acrobatica Nazionale, assistita da due C130 della 46ª Brigata Aerea, ha effettuato un tour attraverso le più importanti città canadesi e statunitensi. In quelle manifestazioni 11 piloti italiani, su 11 velivoli italiani mostravano il meglio della lunga tradizione del volo acrobatico nazionale. Il culmine si verificava poi, di fronte a centinaia di migliaia di persone con il naso rivolto all’insù alla fine della presentazione, quando nel cielo veniva disegnato «il tricolore più grande del mondo» e mentre gli altoparlanti trasmettevano una stupenda musica italiana e una possente indimenticabile voce intonava «… all’alba vincerò!! … Vincerò …».


Franco Giuri

Generale pilota (r.) Aeronautica Militare
redazione@firenzepost.it

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