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Ucciso a coltellate a Grosseto, il fermato nega ogni accusa

Secondo i carabinieri c'è una storia di droga dietro l'omicidio di Grosseto
Secondo i carabinieri c’è una storia di droga dietro l’omicidio di Grosseto

GROSSETO – Nega tutto Mirko Fiorini, il 21enne grossetano fermato dai carabinieri con l’accusa di omicidio volontario nei confronti di Kuko Klevis, il 28enne albanese, ucciso con almeno dieci coltellate alla schiena.

I sospetti si erano indirizzati verso di lui anche perché era andato al pronto soccorso del Misericordia a farsi curare alcune ferite da taglio alle mani. Fiorini aveva del sangue sugli abiti e anche sulle chiavi che sono state ritrovate nell’auto dell’amico che lo ha accompagnato all’ospedale. Tracce ematiche sono state trovate anche sul suo scooter, lasciato poco lontano dal luogo del delitto.

Ci sarebbe una storia di droga e spaccio dietro il delitto. E’ quello che hanno ricostruito i carabinieri di Grosseto che hanno stretto il cerchio fin dalle prime ore della mattina quando cinque persone sono state convocate in piazza Lamarmora. Indizi “univoci e concordanti” che hanno portato al fermo di indiziato di delitto emesso dal sostituto procuratore Coniglio. Mirko Fiorini era una delle cinque persone sentite in caserma ma immediatamente i sospetti si erano indirizzati verso di lui anche perché, intorno alle 7 di mattina, era andato al pronto soccorso del Misericordia a farsi curare alcune ferite da taglio alle mani. Ma non solo. Fiorini aveva del sangue sugli abiti.

Fiorini, durante l’interrogatorio in caserma, ha giustificato le ferite alle mani come residuo di un litigio con alcuni ragazzi che volevano rubargli il motorino. Al vaglio degli inquirenti, comunque, anche i video delle telecamere di sicurezza del capannone del Coseca, l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti e che si trova poco distante il luogo dell’omicidio.


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Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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