Il Papa ad Assisi prega per Lampedusa e per l’Italia
ASSISI – Ha pregato per i corpi allineati sul molo di Lampedusa. Si è commosso per la lettera di un bambino argentino disabile. Si è preoccupato di raccomandare alle suore di clausura, incontrate nella cripta di Santa Chiara, di sorridere sempre, ma non in posa «come le assistenti di volo», e di «non essere troppo disincarnate: ogni tanto mangiate una bistecca». Ha detto che i coniugi possono «tirarsi i piatti, ma devono far pace prima di notte». Ha chiesto al premier, Enrico Letta, di «lavorare per il bene comune».
Ma i momenti di maggiore intensità, Papa Francesco li ha vissuti quando ha potuto inginocchiarsi, in preghiera, prima sulla tomba di San Francesco, poi su quella di Santa Chiara. Ecco, in estrema sintesi, la giornata di Bergoglio ad Assisi. Una giornata «piena», pur nella sua apparente semplicità. È stata la prima visita di Francesco nella «casa» di San Francesco. Dove ha celebrato la messa davanti a 50 mila persone, ma soprattutto ha insistito sul grande richiamo all’umiltà e all’impegno a tutto tondo: religioso, civile, politico. Quando i giornalisti lo hanno chiamato, fuori dal Vescovado di Assisi, prima ha detto: «Grazie a tutti per il lavoro che fate». Poi, visto l’agitarsi di microfoni e telecamere, ha scherzato: «Mi devo avvicinare io? Con questa brutta faccia?».
Sul «Poverello», invece non ha voluto fare sconti. È arrivato ad ammonire: «Basta caricature di San Francesco. Quello che troppo spesso viene rappresentato è un San Francesco che non è mai esistito. La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo». L’obiettivo del Papa? Fare giustizia d’interpretazioni non fondate sulla figura di San Francesco. Spiegando: «Questo non è francescano, ma un’idea che alcuni hanno costruito. La pace di San Francesco è quella di Cristo, la trova chi prende su di sé il suo giogo, cioè il suo comandamento: amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo con mitezza e umiltà di cuore».
Il pranzo? nella mesa della Caritas. È stato un bambino marocchino di sette anni, figlio di una ospite del centro di accoglienza, a prendere per mano il Papa e ad accompagnarlo fino fino al suo posto, accanto a 55 ospiti provenienti da vari istituti di tutta la diocesi. Poi gli si è messo a sedere accanto. Che cosa ha mangiato il Papa? Crostino di tonno, lasagne alla bolognese, arrosto di manzo. Il contorno? Livio, 33 anni, ha cantato «Fratello Sole, Sorella Luna». Riccardo di Milano, reduce da «tanti anni passati in carcere» ha voluto leggere «una poesia per la pace». Che il Papa, spontaneo come sempre, ha apprezzato. Aggiungendo una preghiera: per la civile convivenza. E, forse volendo sottolineare di nuovo la strage di Lampedusa, ha parlato di «pietà, impegno e senso di responsabilità».