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In cinque anni l’artigianato toscano ha perso 4.647 unità

Toscana, nell’artigianato chiudono ancora troppe imprese

In cinque anni l’artigianato toscano ha perso 4.647 unità
In cinque anni l’artigianato toscano ha perso 4.647 unità

FIRENZE – In cinque anni l’artigianato toscano, che conta 112mila aziende, ha perso 4.647, con una concentrazione altissima nelle costruzioni (-3.760). Si registra anche un aumento del fenomeno di mortalità precoce: il 36% delle imprese artigiane chiude entro i primi tre anni di vita, in pratica 1 su 3.

Fra le imprese sopravvissute alla crisi, prova a imboccare la strada di risalita il comparto dell’artigianato manifatturiero toscano che, nel primo semestre 2013 e nonostante un ulteriore calo di 6 punti percentuali del fatturato, cerca di invertire il trend rispetto al -8,3% del 2012. Emerge dall’indagine realizzata dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, che l’assessore alle Attività produttive della Regione Toscana Gianfranco Simoncini ed il presidente di Unioncamere Toscana Vasco Galgani hanno presentato a Firenze.

A livello di fatturato, il segno meno a metà 2013 continua a riguardare tutti i comparti manifatturieri: dal sistema moda (-6,7%), con una maggiore accentuazione per il tessile-abbigliamento-maglieria (-9% circa) rispetto alla pelle (-4,3%) ed alle calzature (-5,4%), alle aziende meccaniche (-3,2%) fino alle altre manifatture, che registrano in media un calo del 6,1% soprattutto per la caduta registrata nei comparti vetro-ceramica, carta-stampa e legno-mobili. A fronte di generalizzati cali di fatturato, risultati leggermente meno negativi si registrano dunque per pelletteria, calzature, meccanica, alimentari e lapideo.

Al di là dei settori di produzione, si rileva comunque un incremento rispetto al primo semestre 2012 delle imprese artigiane toscane che hanno aumentato il fatturato: sono il 9,2% del totale contro il 6,1% della prima parte del 2012. La dimensione aziendale si conferma un fattore determinante per contrastare il ciclo economico negativo: se le microimprese perdono (1-3 addetti) l’8,2% del fatturato, con punte del 9% nel settore moda, le aziende più strutturate limitano le perdite a 4 punti percentuali. Fra quelle con organici superiori ai dieci addetti, inoltre, il 18,2% registra un incremento del volume d’affari, contro solo il 5,5% delle imprese più piccole. Il fattore export, unito ad una dimensione aziendale non micro, rappresenta l’altra carta vincente per la riuscita del progetto imprenditoriale: il 17% delle imprese artigiane esportatrici sta incrementando il proprio giro d’affari, contro l’8% delle non esportatrici. Ciononostante, il tessuto artigiano manifatturiero toscano si conferma molto legato al mercato interno: solo il 7% della quota di fatturato proviene dai mercati esteri, contro il 78% dal mercato locale e il 15% dal mercato nazionale-extra regionale. A livello di occupazione, il trend continua tuttavia ad essere decisamente negativo: in 18 mesi, da inizio 2012 a metà 2013, nell’artigianato manifatturiero si sono infatti persi 2.800 posti di lavoro.

Anche gli investimenti mantengono un profilo decisamente basso: solo il 7,1% delle imprese artigiane ha aumentato le spese di questo capitolo nella prima parte del 2013, con una drastica diminuzione rispetto ai valori pre-crisi (nel 2007 la quota di imprese che avevano aumento la spesa per investimenti era pari al 20%.

A livello territoriale 5 province su 10 registrano flessioni di fatturato meno intense rispetto alla media regionale: si tratta di Lucca (-2,3%), Livorno (-4,5%), Arezzo (-4,9%), Grosseto (-5,5%) e Firenze (-5,6%), mentre resta ancora grave la situazione degli altri territori, con punte negative del -8,3% a Pisa. Nel 2012 ben sette province toscane avevano visto flessioni di fatturato di 9-10 punti percentuali: le difficoltà maggiori a Siena e Pisa, seguite a ruota da Grosseto, Pistoia e Livorno. Meno drastico il calo a Prato (-6%) e soprattutto a Lucca (-3,7%).

Il distretto orafo aretino aveva perso solo il 4% del giro di affari, mentre erano andati peggio i distretti del mobile di Poggibonsi e Sinalunga, con perdite in media pari al 9%.

Quanto alle aspettative relative alla chiusura del 2013, il 6% degli imprenditori artigiani prevede di chiudere la propria attività. Fra gli altri, l’89% ha invece intenzione di mantenere invariato il proprio numero di addetti, solo l’1% di aumentarli ed il 3% pensa di ridurne il numero. Per il fatturato, il 23% teme una diminuzione e solo il 7% un miglioramento.

«Si inizia a vedere uno spiraglio per il 2014, importante soprattutto per dare fiducia  alle imprese. Preoccupa tuttavia il fatto che tre imprenditori su quattro dichiarino di non avere in programma investimenti a breve termine: un’azienda che non investe regge meno il peso della concorrenza ed è sulla strada della chiusura» ha detto il presidente di Unioncamere Toscana Vasco Galgani commentando l’indagine.

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