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Firenze, Zocchi

La collezione Gerini nella Firenze barocca

Firenze, Zocchi
Firenze, Zocchi

Un volume di settecento pagine suddiviso in due parti per raccontare l’esperienza dei marchesi Gerini, collezionisti di prestigiose opere a cavallo tra il 1600 e il 1825, a Firenze.

E’ «I migliori pennelli. I Marchesi Gerini mecenati e collezionisti nella Firenze barocca. Il Palazzo e la Galleria 1600-1825», scritto dalla storica dell’arte e ricercatrice Martina Ingendaay.

L’opera sarà presentata, con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, venerdì 6 dicembre a «Palazzo Incontri», in via dei Pucci 1, alle 17, 30.

Alla presenza dell’autrice e il Prof Carlo Sisi, interverranno gli studiosi Liliana Barroero, Enrica Neri, Sergio Benedetti, Marco Chiarini, Ettore Spalletti e Stella Rudolph.

Dopo diversi anni di lavoro, Martina Ingendaay è riuscita a raccogliere 150 anni di storia e di cultura. Le pagine raccontano non solo la vocazione collezionistica dell’ aristocratica famiglia Gerini, ma anche i cambiamenti politici e culturali della Toscana, prima con il Granducato e poi spinta al riformismo illuminista con i Lorena.

Originaria della Val di Sieve, la famiglia Gerini visse il suo più fiorente periodo da quando, nel 1650, acquistarono un palazzo rappresentativo in via Ricasoli, vicino a piazza Duomo – oggi abitato dagli eredi dalla famiglia ed in parte adibito a uffici – e autorevoli dimore in campagna.

Ma è grazie alla notorietà di Andrea Gerini che la famiglia acquista notorietà tra l’aristocrazia fiorentina, al di fuori dai confini del granducato e Oltralpe.

Illuminista nelle idee e aggiornato collezionista, Andrea Gerini promosse diverse iniziative artistiche, come le «Vedute» incise da Zocchi, e frequentò i salotti letterari.

Con il suo contributo, «Gerini» divenne il titolo di una ricca collezione privata aperta al pubblico e presentata attraverso un catalogo illustrato – il primo esempio in Italia – che fu reso accessibile anche in Europa.

L’autrice ricostruisce in modo dettagliato l’assetto collezionistico del palazzo, un patrimonio che vide la sua fine nell’800, quando la famiglia fu colpita da difficoltà economiche. Dopo la messa all’asta di oltre 300 dipinti, gran parte delle opere vennero disperse.Per la realizzazione della ricerca, Martina Ingendaay ha avuto la possibilità di studiare il vasto archivio della famiglia Gerini, costituito da migliaia di volumi conservati all’interno dell’Archivio di Stato di Firenze.

In passato è stata collaboratrice del «Kunsthistorisches Institut» di Firenze e, dal 1986 al 1997, del «Corpus of Florentine Painting» sotto la direzione di Miklos Boskovits. E’ autrice di varie pubblicazioni sulla pittura italiana dal Cinquecento al Settecento ed è stata co-autrice di uno studio monografico sul tedesco Robert Davidsohn, padre della moderna storiografia fiorentina.

 

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