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Calcolatrice alla mano, fuori i soldi per Imu e Tasi

Lunedì da salasso, si paga Imu e Tares

Calcolatrice alla mano, fuori i soldi per Imu e Tares
Calcolatrice alla mano, fuori i soldi per Imu e Tares

FIRENZE – Gli  italiani sono chiamati a versare il saldo dell’Imu sulle seconde case e sugli immobili strumentali, al quale si somma il balzello sulle pertinenze aggiuntive alla prima casa e quello per la Tares.

L’aliquota sulla seconda casa o affini è salita oltre quella standard (7,6 per mille) nell’80% dei casi, con 877 Comuni che sono al livello massimo (10,6 per mille). Se all’Imposta per la casa o gli immobili strumentali si aggiunge il saldo Tares, il conto per le casse dello Stato arriva a 16 miliardi.

Il punto di partenza è che l’acconto versato nello scorso giugno è stato pari alla metà del tributo dovuto nel 2012. Si parte dall’individuazione del valore catastale: si prende la rendita catastale, si aumenta del 5% e si moltiplica per il coefficiente di 160. A quel punto si applica l’aliquota per il 2013. Il saldo da versare sarà pari alla cifra con l’aliquota 2013, meno l’acconto versato a giugno.

Esempio di pagamento Imu: una rendita catastale da 400 euro, il valore imponibile ai fini Imu sarà di 67.200 euro (400 + 5% = 420 euro x il coefficiente di 160 = 67.200 euro). Nel caso di un’aliquota al massimo, 10,6 per mille, il valore 2013 dell’Imu sarà di 712,32 euro. Ora, se nel 2012 quella casa aveva subito un’imposizione del 7,6 per mille (livello base), significa che l’anno scorso l’Imposta era stata di 510,72 euro. Nel giugno 2013, dunque, il proprietario di quella casa avrà pagato un acconto da 255,36 euro. Il saldo del 2013 sarà dato dal valore totale dell’Imposta 2013 (712,32 euro) meno l’acconto già versato (255,36 euro): 456,96 euro.

Discorso ancora diverso per gli immobili strumentali, che vanno dai capannoni ai negozi, passando per alberghi e immobili delle imprese. Oltre a considerare la variazione dell’aliquota, bisogna ricordare che è cambiato il coefficiente per calcolare il valore catastale ai fini dell’Imu. La rendita che si desume dall’atto notarile di compravendita va rivalutata del 5% e moltiplicata per 65.

Ancora, bisogna considerare quei 2 milioni di italiani che dovranno versare la tassa relativa alle pertinenze dell’abitazione principale. L’esenzione è scattata per le prime abitazioni e una pertinenza (solaio, box, cantina, posto auto o simili) ad essa congiunta. Ma nel caso un’abitazione principale abbia più di una pertinenza, il posto auto o la soffitta in più devono passare sotto le forche caudine del fisco. Un saldo medio da circa 53 euro a pertinenza.

C’è anche la Tares, che è aumentata del 35% in un anno, portando il conto 2013 a 305 euro di media. Una situazione che, per le imprese e secondo la denuncia della Cgia di Mestre, determina un boom di aumenti fiscali. L’organizzazione rileva come con la Tares ci saranno aumenti per i negozi di frutta e verdura (+34,5%) e per ristoranti, trattorie e pizzerie (+31%).

«Come è possibile –si chiede retoricamente il segretario della Cgia Bortolussi riferendosi alla Tares- subire questi aumenti quando negli ultimi 5 anni di crisi economica la produzione dei rifiuti è diminuita del 5% e l’incidenza della raccolta differenziata è aumentata del 30,5%?».

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