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La protesta davanti al consolato cinese

Protestano al consolato i parenti dei cinesi morti a Prato

La protesta davanti al consolato cinese
La protesta davanti al consolato cinese

FIRENZE – Sono arrivati dalla Cina  quasi venti giorni fa per dare l’ultimo saluto ai loro familiari, morti tragicamente nell’incendio della fabbrica dove lavoravano, il primo dicembre a Prato, ma ora vogliono anche riscuotere le spettanze dei loro parenti. E anche ottenere il risarcimento per la loro morte.

Non sapendo come rintracciare la titolare della ditta dov’è avvenuta la tragedia, i parenti delle vittime hanno deciso, da oggi, di manifestare davanti al consolato cinese di Firenze, anche per essere materialmente assistiti durante la loro permanenza in Italia. Ai giornalisti hanno detto che continueranno la protesta fino a quando le autorità consolari del loro Paese non li avranno ricevuti e non si saranno adoperate per favorire le  richieste.

Si tratta di donne e uomini disperati, che non avrebbero finora ottenuto solidarietà concreta,  nemmeno dai governanti e dagli amministratori italiani,  nonostante le dichiarazioni e le promesse fatte nei giorni immediatamente successivi al tragico rogo della fabbrica.

I familiari delle vittime chiedono al consolato  cinese di aiutarli a “trovare la titolare della ditta per ottenere da lei l’ultimo stipendio dei sette operai, stipendio che non e’ stato mai pagato”. Inoltre, i familiari chiedono al Consolato di assisterli nella loro permanenza in Italia”. Finora i cinesi impegnati nel sit-in hanno vissuto in un appartamento in affitto, ma il contratto è ormai scaduto e loro non hanno piu’ soldi per andare avanti.

«La titolare della ditta, Lin Youlan, non vuole parlare con loro – precisa  a FirenzePost Sam un connazionale che fa da interprete – e neppure il consolato li vuole aiutare. Ma non è giusto perché il consolato deve poter aiutare quando a un cinese succede qualcosa in Italia. Stasera se andranno ma hanno detto che se non avranno notizie dal consolato entro due giorni, torneranno ancora e non se andranno via».

 

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