Skip to main content

Il cardinale Dalla Costa, eroe degli ebrei perseguitati

dallacosta_672-458_resize
Il Cardinale Elia Dalla Costa

FIRENZE – Ho avuto il privilegio di conoscere il cardinale Dalla Costa fin dagli anni 50. Ero piccolissima (mi portava ogni tanto da lui il babbo), ma quella voce sommessa e quella figura fragile mi sono rimaste impresse. Sembrava quasi trasparente «il cardinale Elia / che s’accontenta d’una minestrina e via», come dicevano scherzosamente i monsignori dell’Arcivescovado. Eppure quanta forza dietro quell’apparente fragilità. Ho sentito più volte il mio maestro, il grande filologo Gianfranco Contini – che era un ex azionista di orientamento laico e liberale – ricordare con profonda ammirazione «quelle finestre chiuse» (le finestre del palazzo arcivescovile, che il cardinale volle ostentatamente sprangate in occasione della trionfale visita a Firenze di Mussolini e Hitler), uno dei pochi segni di coraggio e di speranza in quell’epoca cupa. Ora Dalla Costa è stato riconosciuto «giusto tra le nazioni» per l’opera svolta in favore degli ebrei al tempo delle persecuzioni razziali, e sarà ricordato a Firenze in un Convegno che si aprirà domenica 19 gennaio alle 15 in Palazzo Vecchio.

A Ida Zatelli, docente di Letteratura ebraica nell’Università di Firenze, che si è prodigata nell’organizzazione del Convegno e da anni segue con attenzione le ricerche sugli orrori della Shoà, ma anche sulle tante iniziative di solidarietà emerse in quegli anni, abbiamo rivolto alcune domande.

Che idea ti sei fatta dell’azione del cardinale in rapporto al contesto in cui operava? C’era una base di consenso abbastanza estesa? E in particolare, nell’ambito della Chiesa fiorentina, ti risulta che la posizione di Dalla Costa fosse ampiamente condivisa oppure c’erano resistenze interne?

Quasi ogni città e ogni diocesi italiane mostrano attitudini specifiche di fronte agli Ebrei e ai perseguitati durante la Shoà. L’azione del cardinale Elia Dalla Costa a Firenze è stata caratterizzata da uno straordinario senso di solidarietà e partecipazione in genere condivisi dal clero e dai religiosi e da una parte abbastanza rilevante del mondo cattolico cittadino. Non sono mancate resistenze, opposizioni e netti rifiuti, in generale e anche da parte di qualche convento (un’esigua minoranza). È risaputo che, a livello italiano, il cattolicesimo ufficiale era improntato a forte antisemitismo e rappresentanti del clero avevano apertamente aderito alla repubblica di Salò. Proprio ora sono allo studio testimonianze cattoliche ufficiali, pubblicazioni, manifestazioni varie filosemite, che pure qua e là trapelavano.

Naturalmente il pensiero va anche alla discussa figura di Pio XII. Secondo te Dalla Costa agiva in perfetta sintonia con papa Pacelli oppure la sua azione in favore degli ebrei era un’iniziativa autonoma?

Pio XII sapeva delle iniziative di Elia Dalla Costa e anche a Roma erano diffusi e capillari i luoghi di rifugio. Ma non sappiamo quasi nulla di certo sui rapporti tra Papa Pacelli e il cardinale di Firenze in merito alla questione ebraica. Questo è un capitolo molto importante che deve ancora essere studiato. Gli archivi vaticani sono accessibili fino alla documentazione riguardante Pio XI, non si può per ora andare oltre.

So che presso le Prefetture si stanno raccogliendo memorie e documenti relativi all’epoca delle leggi razziali. Come sarà organizzato questo grande archivio? Questi materiali verranno pubblicati?

I documenti relativi all’epoca delle leggi razziali si stanno cercando un po’ dovunque. Le Prefetture possono conservare archivi di grande importanza e laddove sono reperibili si studiano i documenti che via via vengono pubblicati. Nella nostra città buona parte della documentazione ufficiale relativa a quel periodo purtroppo è scomparsa, anche se i ricercatori sono riusciti a reperire alcune testimonianze molto significative, come, per esempio, quelle riguardanti Vincenzo Attanasio, un funzionario della Questura di Firenze che era in contatto con la Resistenza e contribuì ad avvertire e salvare molti perseguitati. Sarà proprio l’indagine in corso sui luoghi di rifugio clandestini che ci farà conoscere tanti nomi ed episodi dimenticati o ignorati. A Firenze si raccoglievano infatti molti profughi ebrei provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa, che speravano di poter qui superare le linee nemiche e riparare nell’Italia meridionale, ormai in gran parte liberata. Purtroppo le difficoltà erano enormi, c’erano delatori e proprio in città furono compiuti rastrellamenti feroci ad opera di nazisti e di fascisti insieme. Tra le persone che sono state salvate a Firenze possiamo ricordare Rita Levi Montalcini e la sorella gemella Paola, pittrice. Di molti profughi e perseguitati purtroppo non sapremo mai il nome. Segnalo alcuni riferimenti utili sull’argomento: i lavori di Giovanni Miccoli e di Susan Zuccotti su Pio XII e la questione ebraica; il libro di Enzo Forcella dedicato alla Resistenza in convento; un’ampia raccolta bibliografica tematica a cura di Marta Baiardi e Enzo Collotti su Shoà e deportazione; le ricerche che Bruna Bocchini ha condotto sulla figura di Elia Dalla Costa.

Comunità ebraica, gino bartali, shoah


Lucia Lazzerini


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741